La Santa Messa - Parrocchia Santi Filippo e Giacomo di Parona

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La Santa Messa

LA SANTA MESSA   - IL CUORE DELLA VITA CRISTIANA -
La santa Messa è ciò che di più grande c’è nella vita della Chiesa. In particolare è il segno distintivo della Chiesa Cattolica. La ragione di questa centralità sta nella presenza reale e vivente di Gesù Cristo e del mistero di redenzione che egli ha preannunciato nell’Ultima Cena e che ha realizzato con la sua Morte e Risurrezione, ordinando ai suoi apostoli di perpetuarlo nei secoli. Dicendo: "Fate questo in memoria di me", Gesù ha voluto donare alla Chiesa se stesso, nel gesto sublime di amore col quale ha portato a compimento l’opera della salvezza.
La santa Messa è la Pasqua di morte e risurrezione che Gesù ha celebrato come Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo e che continua a celebrare nella Chiesa, perché l’umanità attinga a questa fonte inesauribile di grazia e di salvezza. Non si insisterà mai abbastanza sulla centralità che ha la santa Messa nella vita della Chiesa e in quella dei singoli fedeli.

La celebrazione solenne della santa Messa nel giorno del Signore deve essere al primo posto nella vita delle comunità cristiane e verso di essa deve convergere ogni altra attività pastorale. La vitalità di una parrocchia si manifesta nel posto di onore che ha la santa Messa e nella fede con la quale i credenti vi partecipano. Infatti nulla più della santa Messa unisce a Cristo, trasformando i partecipanti in membra vive del suo Corpo mistico.

La catechesi che vi propongo settimanalmente vuol far conoscere l’importanza, la bellezza e il valore inestimabile della santa Messa, alla quale ogni cristiano è chiamato a partecipare alla domenica e nei giorni festivi, tenendo presente che è auspicabile attingere ogni volta che è possibile, anche quotidianamente, a questa fonte inesauribile di grazia.

Il rinnovamento spirituale della Chiesa passa necessariamente attraverso la riscoperta della centralità dell’Eucaristia, che esige la fede e la alimenta e senza la quale languisce e muore. Nulla più della santa Messa introduce nel mistero di Cristo, centro irradiante della vita della Chiesa e fonte di grazia per il mondo intero.
IL DECORO DELLA SANTA MESSA     - gli atteggiamenti del corpo -
Anche il corpo partecipa alla celebrazione della liturgia, lasciandosi plasmare dall’orientamento verso il mistero di Cristo che opera in essa.

L’atto di inginocchiarsi proviene dalla Bibbia e dalla sua esperienza di Dio. L’importanza dell’inginocchiarsi si vede subito dal fatto che solo nel Nuovo Testamento compare ben 59 volte. L’inginocchiarsi è un gesto essenzialmente cristologico, col quale si piegano le ginocchia dinanzi a Colui che è il vero Dio. Chi impara a credere, impara a inginocchiarsi; una fede o una liturgia che non conoscono più l’atto di inginocchiarsi, sono ammalate in un punto centrale.

Stare in piedi nell’Antico Testamento è l’atteggiamento classico della preghiera. Lo stare in piedi è il gesto del vincitore. Nello stare in piedi ci sentiamo uniti alla vittoria di Gesù; e quando ascoltiamo in piedi il Vangelo, lo facciamo per esprimere il rispetto; davanti a questa parola non possiamo rimanere seduti, essa ci innalza verso l’alto.
La liturgia conosce anche il gesto dello stare seduti, durante le letture, la predica e nella meditazione della parola. Lo stare seduti deve servire al raccoglimento; il corpo deve rilassarsi così che l’ascolto e la comprensione siano facilitati.

Il gesto delle mani allargate verso l’alto è quello più antico della cristianità ed è l’atteggiamento proprio dell’orante. Esso è innanzitutto espressione di assenza di violenza, un gesto di pace; l’uomo apre le sue mani e si apre così all’altro. E’ anche un gesto di ricerca e di speranza: l’uomo si allunga nell’invocazione del Dio nascosto, si distende incontro a lui. Per i cristiani le braccia spalancate hanno però anche un significato cristologico: ci ricordano le braccia di Cristo distese sulla croce. Spalancando le braccia, preghiamo il Crocifisso e facciamo nostri i suoi sentimenti.

Il gesto delle mani giunte è nato nella società feudale. Colui che veniva investito di un feudo poneva le sue mani giunte nella mano del signore, con un gesto di valore simbolico: io metto le mie mani nelle tue, le lascio racchiudere nelle tue. Si tratta di un’espressione di fiducia e di fedeltà. Questo gesto si è mantenuto nell’ordinazione sacerdotale. Pregando con le mani giunte noi mettiamo le nostre mani in quelle di Cristo e ci affidiamo a lui. Affidandoci alla sua fedeltà gli promettiamo la nostra.

Il gesto dell’inchinarsi è il gesto del pubblicano che sa di non poter sostenere lo sguardo del Signore e che, proprio per questo, si piega. Dal profondo della nostra insufficienza noi imploriamo Dio perché ci rialzi, ci renda capaci di guardarlo e ci renda tali che egli ci guardi.

Il gesto di battersi il petto indica che noi additiamo noi stessi e non gli altri come peccatori. Con il "mea culpa" (per mia colpa) ci ritiriamo in noi stessi, davanti alla nostra stessa porta e possiamo a buon diritto chiedere perdono a Dio, ai Santi e a coloro che si raccolgono intorno a noi, verso i quali ci siamo resi colpevoli.

Gli abiti liturgici che il sacerdote indossa quando celebra la santa Eucaristia devono innanzitutto manifestare che egli non è qui come una persona privata, ma al posto di un altro, di Cristo. La sua dimensione privata deve sparire lasciando lo spazio a Cristo.  Gli abiti liturgici richiamano il sacerdote a entrare nella dinamica che lo porta fuori dal proprio io e a divenire una realtà nuova a partire da Cristo e per Cristo.

La materia. La liturgia cattolica celebra il Verbo che si è fatto carne. E’ quindi naturale che abbondi dei segni del cosmo: il fuoco, l’acqua, l’olio, il pane, il vino. E’ attraverso questi segni concreti che Gesù giunge fino a noi, ci tocca con la sua grazia e ci unisce a lui.
L’INIZIO DELLA CELEBRAZIONE
La santa Messa è una celebrazione comunitaria. Anche nel caso che fosse celebrata dal solo sacerdote, la Messa è per sua natura una celebrazione comunitaria, che ha al centro Cristo, al quale è unita la Chiesa universale. I cristiani accorrono in uno stesso luogo per l’assemblea eucaristica. Li precede Cristo stesso, che è il protagonista principale dell’Eucaristia. E’ il Sommo Sacerdote della Nuova Alleanza. E’ lui stesso che presiede in modo invisibile ogni celebrazione eucaristica.

Il canto d’inizio. Mentre il sacerdote fa il suo ingresso si intona un canto, che ha lo scopo di preparare i cuori dei fedeli alla preghiera e di introdurli nella liturgia del giorno. Giunto davanti all’altare il sacerdote lo saluta con un profondo inchino e quindi lo bacia in segno di venerazione, in quanto ha la "Mensa" sulla quale si compiono i "Sacri Misteri" e al cui centro è posta la "Pietra Sepolcrale" contenente le reliquie dei Santi.

Il segno della croce dà inizio alla Messa. In questo segno sono contenuti i misteri della Trinità e della Redenzione. Il segno della croce è una professione di fede: io credo in Colui che ha sofferto per me e che è risorto; in Colui che ha trasformato il segno dello scandalo in un segno di speranza e dell’amore di Dio per noi.
Segue il saluto iniziale con il quale il sacerdote introduce la comunità alla presenza del Signore e la invita ad accogliere la sua pace.

Il riconoscimento dei peccati. Partecipando al sacrificio dell’Agnello di Dio, dobbiamo con realismo professarci peccatori chiedendo perdono non solo a Dio onnipotente, ma anche alla Chiesa intera che abbiamo macchiato con i nostri peccati. Guai a noi se, come il fariseo, dovessimo ritenerci giusti e, peggio ancora, guardare ai presenti con disprezzo. Iniziando la santa Messa dobbiamo metterci nella luce della verità e collocarci nella condizione di accogliere la misericordia.

Il Gloria a Dio nell’alto dei cieli è un inno antichissimo ed è chiamato "Inno angelico" un quanto riecheggia il canto degli angeli festanti nella notte di Natale.  Il Gloria viene recitato o cantato nelle domeniche, nelle feste e nelle solennità. Viene invece omesso nei momenti penitenziali dell’anno liturgico, l’Avvento e la Quaresima.
Al termine del Gloria il celebrante invita i fedeli a pregare rimanendo qualche istante in silenzio con lui, formulando così le proprie intenzioni di preghiera. Quindi recita l’orazione, chiamata colletta, che "raccoglie" le intenzioni di tutto il popolo e le presenta al Padre per mezzo di Gesù Cristo, nella comunione dello Spirito Santo. L’assemblea fa propria l’orazione con l’acclamazione dell’Amen, poi si siede in ascolto della Parola di Dio.
LA LITURGIA DELLA PAROLA
La liturgia della Parola è una parte fondamentale della santa Messa, perché viene imbandita la mensa della Parola di Dio della quale i fedeli devono nutrirsi, con la stessa fede con cui si nutrono dell’Eucaristia, perché l’intera Sacra Scrittura parla di Cristo e conduce a lui.

Questa era la convinzione dei Padri della Chiesa: "Tu che sei abituato a prendere parte ai divini misteri – insegna il grande Origene – sai, quando ricevi il Corpo del Signore, come prestargli ogni attenzione e venerazione, affinché nessuna piccola parte cada e nulla del dono consacrato vada perduto. Ma se sei così diligente nel preservare il suo Corpo, e giustamente, se però trascuri la Parola di Dio, come puoi pensare di essere meno colpevole di coloro che trascurano il suo Corpo?". Ascoltando attentamente i testi sacri, chi partecipa alla santa Messa nel giorno del Signore o quotidianamente conosce ciò che Dio dice al suo popolo con parole che non passeranno.

Le due letture bibliche (una sola nei giorni feriali) sono tratte la prima dall’Antico Testamento, la seconda dal Nuovo. In questo modo si proclama l’unità dei due Testamenti e si sottolinea che tutte le Sacre Scritture parlano di Cristo, prima per profetizzarlo e poi per mostrarne la realizzazione. I fedeli, seduti, ascoltano la proclamazione della Parola seguendo con attenzione i brani che i lettori proclamano dall’ambone. Dopo le singole letture il lettore pronuncia l’acclamazione: "Parola di Dio" e il popolo risponde con fede dicendo: "Rendiamo grazie a Dio".

Il Salmo responsoriale, che intervalla le due letture, è legato alla prima e si presenta come un’eco che la prolunga.  Il Salmo non è una lettura aggiuntiva, ma una risposta di fede dell’assemblea a ciò che Dio, ancora oggi, sta compiendo per il suo popolo.

L’Alleluia. Dopo la lettura che precede immediatamente il Vangelo, si canta l’Alleluia. Questa acclamazione prepara il momento in cui l’assemblea dei fedeli, in piedi, si dispone ad accogliere il Signore che sta per parlare nel Vangelo e, attraverso il canto, manifesta la propria gioia.  La parola Alleluia viene direttamente dall’ebraico e significa "Lodate Dio".

La lettura del Vangelo costituisce il momento più importante della Liturgia della Parola. Insieme al celebrante, i fedeli si segnano con tre piccoli segni di croce: sulla fronte, sulle labbra e sul cuore.

Sulla fronte a indicare che la parola del Signore deve illuminare i pensieri;

sulla bocca per poterla comunicare con sapienza agli altri;

sul cuore perché possa mettere radici e fruttificare nella vita.

Terminata la proclamazione del Vangelo, l’assemblea esprime la propria adesione con le parole: "Lode a te, o Cristo".

Nell’Omelia il celebrante offre ai fedeli un commento dei brani della Scrittura appena letti, introducendoli nel mistero che viene celebrato e indicando le applicazioni concrete per la loro vita quotidiana. L’omelia, la predica, per molti fedeli resta un momento "noioso", e invece ha un’importanza davvero speciale. Ma non deve essere sofisticata, né tanto meno sembrare uno show. Dev’essere, invece, radicata nella vita e nell’atteggiamento del sacerdote, nella sua preghiera personale, nel suo vivere la fede. E’ una sfida per ogni celebrante, perché attraverso l’omelia deve riuscire a portare i fedeli dentro il mistero di Dio.

Il Credo è la sintesi delle principali verità della fede, rivelate da Dio e insegnate dagli Apostoli. Mentre se ne fa la recita, i fedeli stanno in piedi, volendo così esprimere la propria convinzione a credere e la disposizione a professare la fede senza alcuna vergogna. "Il Credo è la fede dei nostri Padri che è ancora vivente nella Chiesa" (Papa Benedetto).

Con la preghiera dei fedeli il popolo, in forza del proprio sacerdozio battesimale, eleva a Dio preghiere per la salvezza di tutti. La preghiera dei fedeli ha per sua natura un respiro universale e comprende le suppliche per la santa Chiesa, per i governanti, per coloro che portano il peso di varie necessità, per tutti gli uomini e per la comunità locale.
LA LITURGIA EUCARISTICA     - La preparazione dei doni -
All’inizio della Liturgia Eucaristica si portano all’altare i doni, che diventeranno il Corpo e il Sangue di Cristo.  Il sacerdote infonde nel vino alcune gocce d’acqua accompagnandole con queste parole: "L’acqua unita al vino sia segno della nostra unione con la vita divina di colui che ha voluto assumere la nostra natura umana".

Deposte le offerte sull’altare il sacerdote compie alcuni gesti e recita alcune preghiere sottovoce.
...........Umili e pentiti accoglici, o Signore: ti sia gradito il nostro sacrificio che oggi si compie dinanzi a te.
...........Lavami, Signore, da ogni colpa, purificami da ogni peccato.

Di seguito il sacerdote invita i fedeli a unirsi a lui nella preghiera "Pregate, fratelli, perché il mio e vostro sacrificio sia gradito a Dio, Padre onnipotente. " e pronunzia l’orazione sulle offerte.

L’offertorio è un gesto che coinvolge in modo particolare tutta l’assemblea che è invitata a portare sull’altare le gioie e le sofferenze, le attività e i problemi che formano il tessuto della vita quotidiana.

Al riguardo il Concilio così si esprime sull’offerta dei laici cristiani: "Tutte le loro attività, preghiere e iniziative apostoliche, la vita coniugale e familiare, il lavoro giornaliero, il sollievo spirituale e corporale, se sono compiute nello Spirito, e anche le molestie della vita, se sono sopportate con pazienza, diventano offerte spirituali gradite a Dio attraverso Gesù Cristo". Questa santificazione in Cristo della vita umana è significata quando il sacerdote unisce qualche goccia d’acqua al vino nel calice.

La Preghiera Eucaristica (o Canone)
A questo punto ha inizio il momento centrale e culminante dell’intera celebrazione, la Preghiera Eucaristica, ossia la preghiera di azione di grazie e di santificazione. Gli elementi principali di cui è composta si possono distinguere come segue:

L’azione di grazie (o Prefazio): il sacerdote, a nome di tutto il popolo santo, glorifica Dio Padre e gli rende grazie per tutta l’opera della salvezza o per qualche suo aspetto particolare, a seconda della diversità del giorno, della festa o del tempo.

L’acclamazione: tutta l’assemblea, unendosi alle creature celesti e ai santi, canta il Santo. Questa acclamazione, che fa parte della Preghiera Eucaristica, è proclamata da tutto il popolo col sacerdote.

L’epiclesi (= invocazione): il sacerdote stende le mani sul pane e sul vino invocando la potenza dello Spirito Santo, perché i doni offerti dagli uomini siano consacrati, cioè diventino il Corpo e il Sangue di Cristo.

Il racconto dell’istituzione e la consacrazione: mediante le parole e i gesti di Cristo, si compie il sacrificio che Cristo stesso istituì nell’ultima Cena, quando offrì il suo Corpo e il suo Sangue sotto le specie del pane e del vino, li diede a mangiare e a bere agli Apostoli e lasciò loro il mandato di perpetuare questo mistero.

L’anamnesi (= il ricordare): la Chiesa, adempiendo al comando ricevuto da Cristo Signore per mezzo degli Apostoli, celebra il memoriale di Cristo, commemorando specialmente la sua beata passione, la gloriosa risurrezione e l’ascensione al cielo.

Le intercessioni: con esse si esprime che l’Eucaristia viene celebrata in comunione con tutta la Chiesa, sia celeste che terrena, e che l’offerta è fatta per essa e per tutti i suoi membri, vivi e defunti.

La dossologia finale (per Cristo, con Cristo e in Cristo…): con essa si esprime la glorificazione di Dio; viene ratificata e conclusa con l’acclamazione del popolo: Amen.

La Comunione eucaristica
Poiché la celebrazione eucaristica è un convito pasquale, conviene che, secondo il comando del Signore, i fedeli ben disposti ricevano il suo Corpo e il suo Sangue come cibo spirituale. A questo mirano la frazione del pane e gli altri riti preparatori, che dispongono immediatamente i fedeli alla Comunione.

La preghiera del Signore. Nel Padre Nostro si chiede il pane quotidiano, nel quale i cristiani scorgono un particolare riferimento al pane eucaristico e si implora la purificazione dai peccati, così che realmente i santi doni vengano dati ai santi.

La frazione del pane. Il sacerdote spezza il pane eucaristico. Il gesto della frazione del pane, compiuto da Cristo nell’ultima Cena, che sin dal tempo apostolico ha dato il nome a tutta la Messa, significa che i molti fedeli, nella comunione all’unico pane di vita, che è il Cristo morto e risorto per la salvezza del mondo, costituiscono un solo corpo.

La Comunione. Il sacerdote si prepara con una preghiera silenziosa a ricevere con frutto il Corpo e il Sangue di Cristo. Lo stesso fanno i fedeli pregando in silenzio. Quindi il sacerdote mostra ai fedeli il Pane eucaristico e li invita al banchetto di Cristo. Poi insieme con loro esprime sentimenti di umiltà, servendosi delle prescritte parole evangeliche ("O Signore non sono degno …").
Per completare la preghiera del popolo di Dio e anche per concludere tutto il rito di Comunione, il sacerdote recita l’orazione dopo la Comunione, nella quale invoca i frutti del mistero celebrato.

La conclusione della celebrazione

Brevi avvisi, se necessari.

Il saluto e la benedizione del sacerdote, che in alcuni giorni si può arricchire con una formula più solenne.

Il congedo del popolo da parte del sacerdote, perché ognuno ritorni alle sue opere di bene lodando e benedicendo Dio.

Il bacio dell’altare da parte del sacerdote e la genuflessione davanti al Santissimo Sacramento, e durante il canto finale ritorna in sacrestia.
LA SANTA MESSA RENDE PRESENTE IL SACRIFICIO DI CRISTO
Quando si dice che l’Eucaristia è il memoriale della Pasqua di Cristo si vuole significare che in questo Sacramento si attualizza il suo unico sacrificio. Infatti, secondo la Sacra Scrittura, il memoriale non è il ricordo di avvenimenti passati, ma è il renderli presenti e attuali nella celebrazione.  
Nella santa Messa è reso presente in modo visibile l’unico sacrificio di Cristo, prolungandone la memoria fino alla fine del mondo. Cristo, Dio e Signore nostro, si è immolato al Padre una sola volta morendo sull’altare della croce per compiere una redenzione eterna: poiché, tuttavia, il suo sacerdozio non doveva estinguersi con la morte, nell’ultima Cena, "nella notte in cui veniva tradito" volle lasciare alla Chiesa, sua amata Sposa, un sacrificio visibile, con cui venisse significato quello cruento che avrebbe offerto una volta per tutte sulla croce.

In altre parole, l’unica differenza tra il sacrificio di Gesù sulla croce e il sacrificio eucaristico, è il modo con cui si compie: sulla Croce è avvenuto in modo cruento, cioè con lo spargimento del Sangue del Signore; nella santa Messa avviene senza spargimento di sangue. Ma è l’unico è medesimo sacrificio di Cristo.

Il sacrificio della santa Messa viene offerto per i vivi e per i defunti. Nulla è più efficace del sacrificio eucaristico per i fedeli defunti che sono morti in Cristo e non sono ancora purificati. Il ricordo dei fedeli defunti durante la Messa risale ai primi secoli della Chiesa. Commuovono le parole di santa Monica, ormai morente, al figlio sant’Agostino e a suo fratello: "Seppellite questo corpo dove che sia, senza darvene pena. Di una sola cosa vi prego: ricordatevi di me, dovunque siate, davanti all’altare del Signore".
L’inconcepibile grandezza del sacrificio eucaristico, nel quale è presente la Pasqua di Cristo, abbraccia il cielo e la terra, il passato e il futuro, il tempo e l’eternità.
GESU’ CRISTO E’ REALMENTE PRESENTE  SOTTO I SEGNI DEL PANE E DEL VINO
Il Signore Gesù, salendo al cielo, non ha affatto cessato di rimanere con noi, avendo egli assicurato la sua presenza tutti i giorni fino alla fine del mondo. Tuttavia la presenza sotto le specie eucaristiche è specialissima. La ragione del primato dell’Eucaristia risiede nel modo particolarissimo della presenza di Cristo.  Infatti nel Santissimo Sacramento dell’Eucaristia è contenuto "veramente, realmente, sostanzialmente il Corpo e il Sangue di nostro Signore Gesù Cristo, con l’anima e la divinità e quindi il Cristo tutto intero". Cristo diviene presente nel sacramento dell’Eucaristia per l’efficacia della sua Parola e per l’azione dello Spirito Santo che attuano la "conversione" del pane e del vino nel suo Corpo e nel suo Sangue.

Così insegna il Concilio di Trento: "Poiché il Cristo, nostro Redentore, ha detto che ciò che offriva sotto le specie del pane era veramente il suo Corpo, nella Chiesa di Dio vi fu sempre la convinzione che con la consacrazione del pane e del vino si opera la conversione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del Corpo di Cristo, nostro Signore, e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo Sangue. Questa conversione, quindi, in modo conveniente e appropriato è chiamata dalla santa Chiesa cattolica transustanziazione".

Lo stesso Concilio precisa che la presenza eucaristica di Cristo inizia nel momento della consacrazione e continua finché sussistono le specie eucaristiche. "Cristo è tutto e integro presente in ciascuna specie e in ciascuna sua parte; perciò la frazione del pane non divide Cristo".

Anticamente le ostie consacrate venivano custodite in una sacra riserva perché potessero essere portate agli infermi e agli assenti, al di fuori della Messa. Successivamente, con una più profonda comprensione della presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, la Chiesa ha incoraggiato l’adorazione silenziosa del Signore presente sotto le specie eucaristiche, come pure le visite frequenti al Santissimo Sacramento.
LA PREPARAZIONE ALLA SANTA COMUNIONE
Nella santa Comunione riceviamo Gesù vivo, nella gloria della sua risurrezione. A questo banchetto nuziale, nel quale accoglie il suo Creatore e Signore, l’anima deve partecipare rivestita della veste candida della sposa.  L’esigenza di un cuore puro e di un’anima rivestita della grazia per ricevere Gesù è espressa nel modo più solenne e suggestivo nella cornice dell’ultima Cena, quando il Signore, prima di istituire il sacramento del suo amore e di dare il suo corpo e il suo sangue da mangiare e bere ai suoi apostoli, lava loro i piedi. E’ un forte richiamo all’umiltà e alla santità che sono necessarie per accostarsi all’eucaristia.

Il cristiano deve vivere con gioia la beatitudine che la Chiesa proclama invitando a ricevere la Comunione: "Beati gli invitati al banchetto del Signore". Anche in questo caso la Chiesa fa eco alla volontà di Gesù che ci rivolge un pressante invito a riceverlo nell’Eucaristia: "In verità, in verità vi dico: se non mangiate la Carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo Sangue, non avrete in voi la vita". Ricevere Gesù nell’Eucaristia è una grazia inestimabile, da non perdere e da far fruttificare per la vita eterna. Perdono questa grazia quei cristiani che disertano la Messa, oppure fanno l’atto di presenza, senza parteciparvi col cuore. Non bisogna accostarsi alla santa Comunione se non si è in grazia di Dio. Tuttavia occorre fare tutto il possibile per riconciliarsi con il Signore nel sacramento della Penitenza ed essere così disposti a ricevere la Comunione. Ricevere il Signore nel proprio cuore è un evento di una grandezza inimmaginabile. Occorre esserne consapevoli e prepararsi convenientemente.
GLI EFFETTI DELLA SANTA COMUNIONE
Ricevendo la Comunione con fede ci uniamo più profondamente a Gesù Cristo, vivendo della sua stessa vita. L’unione intima con il Risorto è l’effetto principale della Comunione. Il Signore infatti dice: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui". Come la vite trasmette la linfa vitale ai tralci perché producano molto frutto, così Gesù infonde il suo Spirito che alimenta e trasforma, facendo fruttificare la nostra vita per l’eternità.

Inoltre, l’unione col Signore nella santa Comunione è un potente antidoto contro il peccato. Infatti, nella sua essenza, il peccato è un allontanamento da Dio, fino a diventare una drammatica separazione. Più si diviene intimi di Gesù, più forti sono le difese contro gli assalti del male.  Infatti, quale difesa maggiore contro il male ci potrebbe essere della presenza di Gesù Cristo nel nostro cuore?

Infine, se è vero che è la Chiesa che, in nome di Cristo, fa l’Eucaristia, è anche vero che a sua volta l’Eucaristia edifica la Chiesa. Cristo non solo unisce i fedeli a sé, facendo di molti un corpo solo, ma nel medesimo tempo li unisce fra di loro nel vincolo dell’amore.  Coloro che ricevono l’Eucaristia sono uniti più strettamente a Cristo. Per ciò stesso, Cristo li unisce a tutti i fedeli in un solo corpo: la Chiesa.

Il mondo può stare anche senza il sole, ma non senza la Santa Messa”
(Padre Pio).

Tutta l’umanità trepidi, l’universo intero tremi e il cielo esulti, quando sul’altare, nella mano del sacerdote, si rende presente Cristo, il Figlio del Dio vivo. O ammirabile altezza e degnazione stupenda! O umiltà sublime! O sublimità umile, che il Signore dell’universo, Dio e Figlio di Dio, così si umili da nascondersi, per la nostra salvezza, sotto poca apparenza di pane!”.
(San Francesco d’Assisi).

Un giorno in cui assistevo al santo Sacrificio, dopo la consacrazione mi sembrò che il sole e la luna, tutte le stelle, tutti i pianeti, tutti i cieli nelle loro evoluzioni, cantassero con la voce più dolce e più risonante”
(Santa Brigida di Svezia).


“Questo terror divino,
Questo segreto ardor,
E’ che mi sei vicino,
E’ l’aura tua, Signor!
Sospir dell’alma mia,
Sposo, Signor, che fia
Nel tuo superno amplesso!
Quando di Te Tu stesso
Mi parlerai nel cor!”.
(Alessandro Manzoni, Strofe prima della Comunione).
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