Caffè Educativo - Parrocchia Santi Filippo e Giacomo di Parona

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Caffè Educativo

Essere genitori oggi è un compito impegnativo.
Talvolta i papà e le mamme si trovano disorientati davanti alle sfide che i figli quotidianamente                     pongono. Eppure non bisogna mai abdicare al proprio ruolo di educatori.

La nostra parrocchia da qualche mese propone ai genitori degli incontri che abbiamo chiamato
“CAFFÈ EDUCATIVO”,
dove c’è la possibilità di parlare di tematiche educative e scambiare esperienze.

La Dott.ssa Laura Rognini, Pedagogista e Orientatrice Familiare, offre ai genitori alcuni temi interessanti sui quali confrontarci.
                                                 

copyright "Tutti i testi della presente comunicazione sono di esclusiva di Laura Rognini e sono protetti dalla normativa in materia di diritto di autore ex legge 22 aprile 1941 n. 633 nonche' da altre leggi per la tutela della proprietà intellettuale. La riproduzione, modifica e utilizzo del contenuto della comunicazione in oggetto in altre pubblicazioni elettroniche o stampate e sotto qualunque altra forma sono ammesse unicamente previo esplicito consenso scritto di Laura Rognini.
“Custodire le relazioni”

Ogni persona è un essere sociale e per trovare la propria identità ha bisogno di relazionarsi. Ognuno di noi porta dentro di sé un senso di solitudine che solo nella relazione può essere colmato. Oggi viviamo nell’era delle comunicazioni, ma facciamo fatica a comunicare e quindi a relazionarci. Siamo sempre connessi (facebook, whatsapp, telegram e tutti gli altri social) ma le connessioni non hanno nulla a che vedere con le relazioni. La relazione è un incontro con un'altra persona, mentre le connessioni sono virtuali, non ci tolgono dalla solitudine ma ci rendono ancora più soli. Le connessioni sono la tomba delle relazioni, in quanto ci allontanano dal reale, da ciò che non ci piace (fallimenti, dolori, fatiche) distaccandoci dallo spazio-tempo. Con questo non voglio dire che le connessioni non sono una grande occasione, ma bisogna stare attenti all’uso che ne facciamo per poi aiutare i figli a fare altrettanto.
Quali possono essere le caratteristiche di una relazione significativa?   

La prima caratteristica è l’ascolto; siamo sempre pronti a parlare ai figli ma quante volte li ascoltiamo?  Ascoltare non solo le parole ma anche il contenuto affettivo con cui viene espressa la frase. Quando mi metto in relazione, la prima cosa che devo fare non è semplicemente udire o sentire ma ascoltare, ascoltare con empatia cioè capire ciò che l’altro prova, sente, pensa, capire i suoi bisogni e desideri, imparando la capacità di decentramento.
La seconda è la gratuità. Oggi viviamo in una società dove tutto deve avere un tornaconto, un utile e così anche nelle relazioni, ma questa non può essere una relazione di bene, è un compromesso, non ci riempie la vita anzi ci fa sentire “usati”.
La terza caratteristica è la fiducia. Qualsiasi relazione deve basarsi sulla fiducia e questo anche con i figli, accettandoli per quello che sono, apprezzando quello che c’è di buono in loro, evitando paragoni, dando responsabilità (certamente in base all’età) e quando c’è bisogno di un giudizio, criticare l’azione e non la persona. Il nostro amore va oltre ai loro errori e questo sarebbe bello sempre, in tutte le nostre relazioni.
 
Un altro aspetto nella relazione è la parola perdono. Nessuno è perfetto, tutti sbagliamo e riconoscerlo e chiedere scusa fa molto bene alla relazione, oltre ad essere un buon esempio davanti ai figli. Per-donare è un dono, non solo per la persona che ci ha fatto un torto, ma anche per noi stessi, in quanto allontana dalla mente e dal cuore le emozioni negative come la rabbia, il rammarico per lasciare spazio alla pace nel cuore. Certamente non ci dimenticheremo dell’offesa ma accettarla nel perdono, ci aiuterà a superarla. Non è facile, è una scelta coraggiosa che implica umiltà e fortezza.
La quinta caratteristica è lasciare andare, è un po’ morire a sé stessi, è capire che i figli sono fatti per il mondo e non li dobbiamo tenere legati a noi. Tante relazioni si rovinano proprio per un amore possessivo nei loro confronti, che li opprime e non li fa crescere per diventare persone adulte, responsabili, autonome, libere e quindi felici.
Nella famiglia è importante quindi “custodire le relazioni” cioè vigilare, proteggere e preservarle dai pericoli. I figli hanno noi come punti di riferimento e quando nelle nostre relazioni arrivano momenti di crisi o di conflitto non scoraggiamoci, nella Bibbia la frase “non temere” è scritta 365 volte, proprio per incoraggiarci ogni giorno.                                                                                                                        
           
“Il linguaggio dell’amore in famiglia”            

“Siamo stati creati per cose grandi: siamo creati per amare e per essere amati” questa citazione di Madre Teresa di Calcutta, ci indica il senso e lo scopo della nostra vita. Siamo chiamati ad amare se vogliamo essere felici.

La mentalità di oggi è credere che l’amore sia solo sentimento quando invece implica tutta la persona. Sicuramente la sfera emotiva e istintiva ha la sua importanza ma aggiungerei che per amare ci vuole anche volontà e intelletto.

Ogni giorno possiamo esercitarci in questa capacità. Amare è un’arte da imparare e si inizia in famiglia!

Amare è volere il bene dell’altro, il suo bene ( “ti voglio bene” si intende “voglio il tuo bene” ) non un bene generico in una nuvola di emozioni romantiche. L’amore è un atto di donazione, è offrire sé stessi all’altro gratuitamente, è dare ciò che l’altro ha bisogno, non ciò che noi pensiamo di dare all’altro. La gioia nasce proprio da questo donare gratuito (cioè gratis, che non ha un utile quindi inutile agli occhi del mondo) e non mirato al piacere egoistico. Io amo l’altro per quello che è, senza avere la pretesa di cambiarlo e sono felice quando l’altro è felice.

Quanto è difficile amare in questo modo!!! Ma è il solo che ci porta a quella pace che ognuno di noi desidera nel proprio cuore. Amare è un processo di crescita e di miglioramento personale che dura tutta la vita.

L’educazione all’amore consiste quindi nel migliorare nella capacità del dare e del donarsi ma aggiungerei anche nella capacità del ricevere. A volte si dà per scontato che sia una capacità sviluppata fin da piccoli, tuttavia si incontrano adulti pronti ad aiutare ma incapaci di accettare un aiuto, un consiglio, un sacrificio o un perdono. Certamente bisogna evidenziare il primato del dare, in quanto pretendere di ricevere prima di dare capovolge la dinamica dell’amore e lo degrada a livelli egoistici ed edonistici.

È urgente e necessario educarci a questo linguaggio dell’amore e formare i figli e i giovani del nostro tempo in questa direzione, anche se il mondo non ci aiuta.

Ognuno di noi può nel suo piccolo fare la differenza!
Il  Valore delle Regole nello sviluppo del figlio/a

Questo terzo nostro incontro sull'Educazione affronta una delle realtà più spinose per i genitori: le regole, i limiti in quanto necessari e indispensabili per lo sviluppo dei figli. Prima di analizzare questa capacità di dire dei no, vorrei andare alle radici del problema.
Da dove deriva questo fenomeno che oggi è così sentito sicuramente più che nel passato? Le cause le possiamo a mio avviso far risalire a due aspetti:

un aspetto civile, oggi viviamo circondati da numerose leggi, la Gazzetta Ufficiale ne sforma in continuazione ma spesso non vengono attuate, pur essendo esecutive (per esempio il codice della strada);

un altro aspetto è quello morale e religioso, oggi ci siamo allontanati sempre più da Dio, da un Dio che è Padre e che ci ha lasciato delle leggi da rispettare per il nostro bene ma anche qui vogliamo fare di testa nostra, ribellandoci in nome di chissà quale libertà.

Dopo queste riflessioni mi domando come può un bambino, un giovane esercitarsi nella virtù della obbedienza se vede l'esempio incostante degli adulti? Il mio pensiero non vuole essere ne colpevolizzante ne pessimista, ma cogliere il cuore del problema e far riflettere ciascuno sulla propria coerenza.
Che cos'è l'autorità?    La parola Autorità deriva dal  latino "augere" che significa aumentare, far crescere. L'autorità è un diritto naturale riconosciuto dalla società nel momento in cui diventiamo genitori ma è anche un dovere, una responsabilità che abbiamo nei confronti dei figli e del loro processo educativo verso l'autonomia e la libertà. Il fine dell'educazione è la libertà ma non intesa come trasgressione, come fare ciò che voglio, ciò che mi piace, senza regole e senza limiti, ma mettendo punti fermi che assumono un valore formativo.

L'autorità viene esercitata dal padre e dalla madre, è una autorità condivisa, cioè sono due modi complementari di influire positivamente, indipendentemente dalle situazioni famigliari in cui ognuno si può trovare. Genitori si è sempre e un figlio è per l'eternità!

Nel passato l'autorità veniva intesa come autoritarismo , cioè come voglia di potere, voglia di imporre se' stessi e le proprie idee sugli altri. Questo è un esercizio arbitrario dell'autorità. Al contrario l'autorità è autorevolezza, è un esercizio fatto con amore e per amore, a servizio della verità e quindi verso la libertà del figlio.
Come faccio a esercitare l'autorità e a insegnare ad obbedire?
Come posso guadagnare di autorità?
Non certamente quindi con l'imposizione (minacce, ricatti) ma con il prestigio. I figli prestano ascolto, cioè obbediscono e continuano a farlo se vedono in noi persone meritevoli di stima, se invece obbediscono solo perché costretti dalle minacce di una punizione cesseranno di farlo non appena sarà loro possibile. Il prestigio è la carta vincente dell'autorità! Cioè con il nostro modo di essere, di lavorare, di relazionarci. Con la nostra coerenza possiamo conquistare davanti agli occhi dei figli il prestigio professionale e sociale.

Quando poi la nostra autorevolezza deve concretizzarsi, è bene tenere in mente alcuni aspetti: la chiarezza cioè poche regole ma chiare, le regole devono essere valide per tutti ed esercitare l'autorità con fermezza senza compromessi, come diceva Don bosco la "Dolce Fermezza".

Ricordiamoci che non siamo amici dei figli ma genitori e con la nostra autorevolezza li possiamo rendere persone forti.
Un viaggio nel mondo delle emozioni

Le emozioni sono considerate moti affettivi della persona. Nella nostra vita facciamo esperienza di stati d’animo come la gioia, l’amore, la felicità, la serenità, la rabbia, la paura, la gelosia e la tristezza, solo per citarne alcune. Le emozioni positive e negative fanno parte della natura umana e saperle riconoscere, esprimere e controllare ci permette di essere persone libere.

Nella vita affettiva abbiamo le Emozioni, i Sentimenti e le Passioni e sono definite tali per la loro intensità nel manifestarsi e per la loro stabilità nel mantenersi nel tempo. Le Emozioni sono le manifestazioni improvvise dell’affettività, hanno normalmente una intensità molto elevata e di breve durata. Quando siamo emozionati abbiamo una variazione delle pulsioni cardiache, l’aumento o diminuzione della sudorazione, l’accelerazione del ritmo respiratorio, l’aumento o il rilassamento della tensione muscolare. La forza delle emozioni è tale che può creare, con il repentino apparire, un disorientamento fino a condizionare la riflessione, l’azione e il comportamento. L’emotività infatti ha una forte influenza sugli aspetti cognitivi, causando una diminuzione o un miglioramento nelle capacità di concentrazione e di apprendimento. Dopo i sei anni il bambino può imparare a controllare le emozioni, soprattutto quelle ritenute socialmente non convenienti.

L’educazione dell’emotività ci aiuta a riconoscere, esprimere, saper controllare le proprie emozioni per orientare così l’agire. Questo non deve condurre a una colpevolizzazione, ma al riconoscimento che tali emozioni sono comportamenti inevitabili dell’essere umano. Se il bambino, il ragazzo riesce a esprimere con le parole ciò che prova, molto spesso rinuncia spontaneamente a tradurlo in condotte aggressive, perché il parlarne è già un atto liberatorio; in più possiamo avere altri mezzi espressivi quali il disegno e il gioco. Essenziale è che l’adulto “faccia da specchio” a queste emozioni; in più per il figlio sapere di potersi esprimere tranquillamente, lo porterà ad avere più confidenza e più sincerità con il genitore. L’obbiettivo è quello di agire su ciò che è modificabile cioè il comportamento e l’azione. (giudicare il comportamento non la persona!).

I Sentimenti sono di minore intensità ma di maggior stabilità e tendono ad essere moti permanenti dell’animo. Essi tendono a definirsi e consolidarsi con il passare del tempo e hanno grande incidenza nella formazione del pensiero, del giudizio e delle scelte.

Poi abbiamo le Passioni che sono simili alle emozioni per la loro intensità e ai sentimenti per la permanenza nel tempo.

In pratica, noi genitori cosa possiamo fare?

Amare di un amore incondizionato a prescindere dalle emozioni e dai comportamenti. I figli hanno bisogno di sentirsi amati sempre
Conoscere il proprio figlio sotto l’aspetto del temperamento e del carattere
Ascoltare sempre quello che hanno nel cuore, anche se i tempi possono essere diversi dai nostri
Educarci ed educare i figli a esprimere le emozioni positive e negative e a controllare e dominare le emozioni, per non essere dominati da esse. L’importanza dell’educazione dell’autocontrollo

Il viaggio della vita è ricco di emozioni; chiediamo il dono della gioia e della serenità per non essere schiacciati dall’ansia e dall’angoscia di questi tempi. I figli hanno bisogno di testimoni di speranza, di quella speranza che va oltre all’ottimismo, è sapere che comunque vada, non siamo mai soli. Fidiamoci di Dio e ringraziamolo per averci dato questo compito oneroso ma meraviglioso di educatori!

Tra il dire e il fare c’è di mezzo lo Spirito Santo

Il dire e il fare sono due azioni educative quotidiane nella relazione con i figli. Come genitori, a volte ci troviamo scoraggiati, confusi e arrabbiati perché educare, pur essendo una realtà bellissima, è anche molto difficile e complessa. È proprio in questi momenti che, se vogliamo, possiamo chiedere l’aiuto allo Spirito Santo, in quanto consigliere, consolatore e guida.

Lo Spirito Santo ci offre 7 doni, 7 aiuti che, in chiave educativa, possono essere un supporto insostituibile per i genitori.

Il primo dono è il CONSIGLIO che ci aiuta a scoprire il progetto, lo scopo della vita, perché in questo modo le nostre scelte e le nostre decisioni possono andare in quella direzione, anche a costo di rinunciare a qualcosa, perché ogni decisione implica una rinuncia. Il “seme” del consiglio per diventare “frutto” nella vita dei figli, ha bisogno di una educazione al significato, al senso della vita, alla gioia della vita, alla speranza e ai veri valori della vita.

Il secondo dono è la FORTEZZA. Questo è quel regalo che ci permette di essere forti, coraggiosi, perseveranti nelle difficoltà e nei problemi. Questo dono, in chiave educativa, ha bisogno di una educazione alla resilienza. Di fronte alle fatiche si possono avere due reazioni: reagire o subire. Insegnare ai figli che insuccessi e frustrazioni vanno superate senza scoraggiarsi, forma uomini e donne capaci di affrontare la vita.

L’INTELLETTO è il terzo dono che ci aiuta a non essere superficiali ma, ad andare in profondità sia nelle relazioni, guardando l’altro con comprensione e con rispetto e nelle situazioni andando contro la superficialità e l’apparire. Come posso sviluppare questo dono nei figli? Con l’educazione dell’intelligenza, aiutandoli al senso critico e al ragionare con la propria testa.

Quarto dono è la PIETÁ che ci fa comprendere la tenerezza, l’affetto che il Signore ha per noi. Dio è Amore e Padre, ci ama e ci insegna ad amare senza soffocare, senza giudicare, senza avere la pretesa di avere sempre ragione. Come genitori possiamo, attraverso una educazione alla tenerezza, insegnare ai figli a credere nell'Amore e per essere felici ad amare gli altri come Lui ci insegna.
Nostro Signore semina questi doni in ciascuno, poi sta a noi coltivarli e farli crescere!!!

In questa seconda parte, approfondiamo gli ultimi tre Doni dello Spirito Santo: Scienza, Timor di Dio e Sapienza, sempre in chiave educativa.
I doni che ci facciamo tra esseri umani sono doni materiali che modificano il nostro “avere”, mentre i doni dello Spirito Santo modificano il nostro “essere”, ci cambiano profondamente, ci migliorano come persone.

Il dono della SCIENZA è quel dono che ci permette di andare in profondità, di comprendere, andando oltre la conoscenza umana ed esperienziale, per cogliere il fine soprannaturale delle cose e della realtà. Per esempio posso osservare un tramonto e spiegarlo scientificamente, ma posso anche andare oltre e comprendere che dietro a una esperienza così bella c’è un Creatore che l’ha creata. La stessa esperienza la possiamo fare trovandoci di fronte a una persona, la possiamo vedere come ci appare o possiamo vederla come unica e preziosa. Come genitore come posso aiutare i miei figli a sviluppare questo dono? Con una Educazione allo Stupore, alla Meraviglia.

Il dono del TIMOR DI DIO; la parola timore non è intesa come paura o terrore di Dio ma come un timore filiale. Dio è Padre e Madre e ci ama immensamente ma allo stesso tempo ci ricorda che abbiamo dei limiti se vogliamo essere felici. I limiti sono dei “no” per il nostro Bene. È la stessa autorevolezza che nel rapporto educativo, Don Bosco chiamava “Dolce Fermezza” che parte dal rispetto. È proprio con una Educazione al Rispetto che io posso educare i figli…rispetto delle cose, delle persone e di Dio.

Il dono della SAPIENZA è il dono più grande, quello che li raccoglie tutti. Chi è sapiente? La persona sapiente non è colui che sa tutto ma è colui che cerca di vedere le persone, le situazioni, gli avvenimenti della vita con gli occhi di Dio. È una persona che sa chi è Dio e sa chi siamo noi per Lui e questo porta una grande pace interiore. Sa di essere amata e sa anche che Dio non abbandonerà mai le sue creature. Come si può riuscire a fare questo? Cercando di conoscere Dio (leggendo le Sacre Scritture) e frequentandolo (Messa, l’Eucarestia). Lo faccio conoscere ai propri figli? L’Educazione alla Fede richiede ai genitori molta coerenza e l’esempio vale molto di più di tante parole!!!

Per fare tutto questo è importante invocare lo Spirito Santo per noi genitori e per i figli e poi abbiamo bisogno di Tempo, di molto tempo. Non facciamoci rubare il tempo dal consumismo, dal materialismo e dai social ma, riprendiamoci il tempo lento, fatto di relazioni di amore, di tenerezza e di una sana comunicazione.

Dott.ssa Laura Rognini

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