Visitiamo la chiesa parrocchiale - Parrocchia Santi Filippo e Giacomo di Parona

Parrocchia Santi Filippo e Giacomo Parona - VR -
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Visitiamo la chiesa parrocchiale

L'ASPETTO ESTERNO

L'attuale chiesa parrocchiale di Parona è in stile neoclassico ed i disegni del relativo progetto erano incorniciati ed esposti nel corridoio che immetteva alla canonica. Da circa settant'anni quei disegni non si trovano più e pertanto con essi sono andate disperse anche preziose notizie, tra le quali l'identità del progettista.

Comunque c'è ancora chi ricorda che si trattava di un architetto assai noto verso la seconda metà del Settecento e quindi si potrebbe ipotizzare il Cristofoli (1718-1788) oppure il Dal Pozzo (1718-1800).
La chiesa è posizionata più in alto rispetto alla sede stradale, che un tempo era la statale verso il Brennero. Pertanto la chiesa è raggiungibile attraverso due scalinate: una, a doppia rampa protetta da balaustra, conduce all'ingresso principale; l'altra, meno ripida e più ampia, serve per raggiungere l'ingresso secondario posto sul lato settentrionale in prossimità del campanile.
La maestosa facciata, purtroppo adombrata dalla schiera di case che le stanno davanti, è caratterizzata da quattro lesene con capitello ionico, a sostegno della trabeazione; dal frontone, al cui interno è ricavato il timpano; dall'attico, portante due pinnacoli laterali e un rialzo centrale ove è inserita una croce metallica.
Ai lati, in apposite nicchie ricavate nello spazio tra due pilastri, troneggiano due grandi statue tufacee raffiguranti i santi Filippo (a destra) e Giacomo (a sinistra) - patroni della chiesa.

Il portale dell'ingresso principale è sovrastato da un gruppo scultoreo baroccheggiante, costituito da due angeli che sostengono un medaglione al cui interno sono raffigurati una Madonna col Bambino e un Santo. Sopra il portale c'è un finestrone dello stesso stile, nel quale è inserita una vetrata.
La pianta dell'edificio è costituita da un'unica vasta aula (circa metri 11 x 22) e dalla zona presbiteriale. A questa si accede salendo tre scalini, ai lati dei quali ci sono due spezzoni di una pregevole balaustra, che in passato svolgeva la funzione di elemento divisorio tra la navata e il presbiterio. Durante gli anni Settanta sono state aggiunte, ai lati dell'altare, due cappelle, così a far assumere alla pianta la forma assomigliante alla croce latina. Le cappelle, della superficie approssimativa di 50 mq. ciascuna, sono state ricavate sopprimendo l'ex sagrestia (a sinistra) e una zona prima adibita a corridoio e cortile (a destra).
ASPETTO INTERNO

Le pareti interne della chiesa presentano varie lesene con capitelli ionici, sui quali poggiano la trabeazione (che corre tutt'intorno all'edificio) e la volta.

La luce all'aula è data da quattro finestroni (due per lato) a volta ribassata e da due vetrate artistiche. Queste sono sopra la cantoria e sul fondo dell'abside , rappresentano rispettivamente "La Pentecoste" e il "Cristo Risorto" e sono state poste durante il parrocchiato di don Walter Soave.
Il soffitto è a botte lunettata e, in passato, presentava un affresco con i santi Filippo e Giacomo, purtroppo andato disperso a seguito del parziale stacco dell'intonaco proprio in quel punto, verificatosi durante un bombardamento aereo nel 1945. Ora invece la volta della navata, così come tutto l'interno della chiesa, mostra solamente decori architettonici eseguite da Licinio Speri nel 1987, in occasione del restauro generale commissionato dall'allora parroco don Flavio Tosi, per celebrare nel migliore dei modi il bicentenario della costruzione della chiesa.
Nel catino absidale sono invece raffigurati la SS. Trinità ed il Padre Eterno contornati da un tondo di gesso e da raggi dorati a significare la divinità.
Il pavimento è realizzato con quadrattoni di marmi veronesi rosso e biancone, disposti a scacchiera. Sullo stesso ci sono sei tombe sepolcrali di cui due sul lato destro e quattro nella corsia centrale.

Sono tutte contraddistinte da uno stemma di famiglia tuttora abbastanza visibile, mentre invece le relative iscrizioni sono illeggibili. Fa eccezione quella della famiglia Bernardinelli, che così recita: CINERIS / BERNARDINELLI / ANNO / MDCCLXXXIII.

Risalire alla data di costruzione di questo pavimento è problematico in quanto non c'è alcuna documentazione e le varie notizie sono contraddittorie. Infatti: stante alla data che compare sulla tomba sopra citata, dovrebbe risalire almeno all'anno 1783; secondo quanto indicato in una scritta presente dietro l'altare maggiore sembra che sia stato fatto nel 1837; dall'esame dei materiali impiegati nonché dal loro grado di usura non dovrebbe avere più di un secolo.
Nell'abside ci sono:

- Un pregevole coro disposto a semicerchio e caratterizzato da alti dossali di noce.  E' opera sicuramente di un buon artigiano e dovrebbe risalire al primo Ottocento.  Nel 2018 la vecchia pavimentazione in legno ormai impraticabile è stata restaurata.

- Una pala d'altare appesa sul fondo dell'abside. Detta pala - di grande dimensione e contornata da una bella cornice barocca - raffigura la "Madonna col Bambino in gloria e i santi Filippo e Giacomo" ed è opera di Felice Cappelletti - buon pittore, discepolo del Prunati, che però non ebbe fama nella sua breve vita (1698-1738). Proviene dalla primitiva chiesa, visto che la sua collocazione risale al 1724, quando a commissionarla furono alcune facoltose famiglie del luogo.
- L'altare maggiore, realizzato in stile neoclassico impiegando marmi pregiati di varia provenienza, è caratterizzato da un grande ciborio la cui sommità è sostenuta da sei colonnine.
Progettista, secondo la tradizione orale, dovrebbe essere stato lo scultore locale Innocenzo Fraccaroli. Le due iscrizioni incise sul retro dell'altare stesso, smentiscono però detta versione. Recitano infatti (traduzione dal latino): "I Paronesi, dopo aver tolto di qui il vecchio altare, fecero il nuovo ed anche il pavimento antistante, con le offerte raccolte in tre anni. Giuseppe Brusconi figlio di Pietro, disegnò, pose e costruì nell'anno 1837 per l'ornamento del suo paese".
- Il primo altare a sinistra è in onore di S. Luigi, raffigurato in un grande tela denominata "Gloria di S. Luigi Gonzaga con santa Teresa d'Avila". È certo che l'altare e la pala relativa furono commissionati dal principe Alberigo Gonzaga di Castiglione nel 1766, mentre invece non si conosce l'autore dell'opera: sicuramente un buon manierista dell'epoca, che non l'ha firmata.

-  L'altro altare di sinistra è dedicato alla Madonna Immacolata, rappresentata da una pregevole statua lignea bellamente vestita, posta in un'ampia nicchia protetta da vetro. In passato invece, secondo il Lanceni, questo altare portava la pala "Vergine col Bambino e i santi Domenico e Caterina da Siena" opera del Palazzoli o consimile. Le nostre ricerche, purtroppo, non ci hanno condotto né al Palazzoli né a detta sua presunta opera, chissà come dispersa.
Su ogni parete laterale ci sono due altari di stile barocco, collocati entro altrettante finte cappelle e costruiti con marmi policromi.

- Nel primo altare di destra è posto in risalto dallo sfondo grigio-nero uno stupendo crocifisso a misura d'uomo che si vorrebbe attribuire allo scultore Fraccaroli. Anche a questo riguardo però la versione è dubbia in quanto non esiste alcun documento che confermi ciò. Un'ipotesi alternativa è che si tratti di un'opera eseguita da uno dei fratelli Sughi (Emilio o Gualfardo) - intagliatori e scultori operanti all'inizio dell 'Ottocento.

- L'altro altare di destra mostra una pala raffigurante il "Transito di S. Giuseppe". Il Lanceni assegnò quest'opera a Bartolomeo Signorini (1674-1742),(8) mentre altri la ritengono di autore ignoto del fine Ottocento. In realtà il suo autore è Giovanni Caliari (1802-1850) ­ ottimo pittore veronese che prediligeva i soggetti sacri.
Sopra l'ingresso principale, posto al centro di apposita cantoria, c'è un monumentale organo del quale nessuno, prima d'ora, conosceva la datazione e la paternità, e pertanto si facevano solo vaghe ipotesi.

A seguito di una recente indagine sullo strumento stesso, è risultato chiaramente che fu eseguito nel 1797 e che gli autori furono Antonio Piccoli di Erbezzo per le parti lignee - cioè per la bellissima cassa in stile barocco - e l'organaro veronese Girolamo Zavarise o, in alternativa il negrarese Gian Battista Sona, per la parte strumentale.
In passato il dubbio era dovuto al fatto che, nel 1859, furono pagate all'organaro G.B. De Lorenzi 144 fiorini senza la precisazione se la spesa era riferita ad intervento su un organo esistente o per la costruzione di un nuovo organo. Successivamente, cioè nel 1885, lavorò per l'organo di Parona anche un altro famoso organaro: Gaetano Zanfretta.

Anche in questa circostanza non era dato sapere con certezza se si trattò di rinnovare l'organo esistente o se ne fu costruito uno nuovo. L'organo in questione attualmente è inservibile ma si conta di ripristinarne l'uso non appena saranno disponibili i fondi necessari.
Sul parapetto della cantoria ci sono quattro statuine lignee raffiguranti le virtù cardinali: Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza. Sono vecchie di oltre un secolo ma si presentano ottimamente in quanto recentemente restaurate dallo scultore Marcellino Fasoli. (Attualmente, le quattro statue in legno, in seguito alla dismissione dell'organo sono state tolte e vengono conservate nella soffitta della canonica. Una volta all'anno vengono esposte in occasione delle solennità di Tutti i Santi).

Dal 2021, in seguito al restauro dei candelabri che ornano l'altare maggiore, sono state intervallate agli stessi ai lati del ciborio, la loro simbologia è una lezione pratica di catechesi comprensibile a tutti e indicano chiaramente  la via da seguire verso la santità).
Al centro delle pareti laterali ci sono due pregevoli confessionali. Quello di destra è sovrastato dal pulpito alla cui sommità fa bella vista una statua del Mosè. L'elegante struttura di questi arredi lignei, nonché l'accurata esecuzione, denotano mani esperte sia nel disegno che nell'esecuzione. Sono pertanto attribuibili a ottimi maestri artigiani dell'inizio ottocento con alcune migliorie apportate in epoca recente.


Nella parete di sinistra (nell'angolo vicino all'ingresso) c'è il fonte battesimale. È costruito con marmo rosso veronese e alla sommità presenta una statuina di legno colorata, raffigurante S. Giovanni Battista. In passato questo fonte battesimale era collocato nell'adiacente oratorio e solo verso gli anni Quaranta fu sistemato nell'attuale nicchia. Dovrebbe essere quello originario di cui la chiesa fu dotata il 15 agosto 1600 grazie alle offerte dei fedeli e riveste pertanto importanza storica visto che con la sua adozione Parona divenne parrocchia.

Recentemente è stato definitivamente ricollocato nella zona presbiterale sul lato destro rispetto l'altare della mensa. La nicchia rimasta vuota ora ospita una statua in legno raffigurante San Francesco d'Assisi da tempo custodita nella soffitta della parrocchia, opera dello scultore paronese Marcellino Fasoli .
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