Verso il Giubileo
Papa Francesco, con la Bolla “Spes non confundit” (La speranza non delude), del 9 maggio 2024, ha indetto il Giubileo Ordinario per l’anno 2025, che inizierà con l’apertura della Porta Santa nella Basilica di San Pietro in Vaticano il 24 dicembre 2024 e si concluderà il 28 dicembre 2025.
Cos'è il Giubileo?
Quali sono le sue origini?
Lo scopriremo insieme a partire da questa domenica sul nostro giornalino parrocchiale. Buona lettura!
IL GIUBILEO NELL'ANTICO TESTAMENTO
Per gli Ebrei, il sabato è il giorno del riposo, in cui santificare e mettere Dio al centro della propria vita. Nell'Antico Testamento troviamo descritti anche altri momenti particolari legati al sabato. Nel Libro del Levitico, sono raccolte tante leggi (o prescrizioni) che il Signore detta a Mosè sul Monte Sinai. Tra queste, c’è l’istituzione dell’anno sabbatico, chiamato anche sabato dei sabati.
L’anno giubilare viene istituito dal Signore con queste parole:
“Conterai sette settimane di anni, cioè sette volte sette anni; queste sette settimane di anni faranno un periodo di quarantanove anni. Al decimo giorno del settimo mese, farai squillare la tromba dell’acclamazione; nel giorno dell’espiazione farete squillare la tromba per tutto il paese.
Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia. Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non farete né semina, né mietitura di quanto i campi produrranno da sé, né farete vendemmia delle vigne non potate. Poiché è il giubileo; esso vi sarà sacro; potrete però mangiare il prodotto che daranno i campi. In quest’anno del giubileo, ciascuno tornerà in possesso del suo”. (Levitico 25,8-13).
“Se il tuo fratello che è presso di te cade in miseria e si vende a te, non farlo lavorare come schiavo; sia presso di te come un bracciante, come un inquilino. Ti servirà fino all'anno del giubileo; allora se ne andrà da te insieme con i suoi figli, tornerà nella sua famiglia e rientrerà nella proprietà dei suoi padri” (Levitico 25.39-41).
Questo anno speciale veniva annunciato suonando un corno d’ariete (che in lingua ebraica si dice “JOBEL”), da cui è derivato il nome GIUBILEO. Durante questo anno bisognava prendersi cura in modo particolare dei più deboli: le vedove, gli orfani, le persone in difficoltà e compiere opere misericordiose, come la liberazione degli schiavi e il condono (cioè l’annullamento) dei debiti. Bisognava anche far riposare la terra, senza seminare, mietere o vendemmiare.
In questo modo veniva rimesso al posto giusto il concetto di dono: tutto ci è stato dato da Dio e noi siamo ospiti e custodi del creato.
GESÚ PORTA LA LIBERAZIONE
Per la religione cattolica Gesù rappresenta il compimento: è colui che porta la salvezza nel mondo. Gesù, com'è scritto nel Libro del profeta Isaia, è colui che è venuto a “predicare l’anno di grazia del Signore”. Gesù è venuto a portare la salvezza a tutta l’umanità, a liberare le persone oppresse, a donare speranza a chi soffre, ad annunciare la venuta del regno del Signore.
Nel Vangelo di Luca Gesù annuncia il suo Giubileo. Al capitolo quarto, troviamo un episodio della vita di Gesù: all'inizio della sua predicazione, di sabato, va nella sinagoga dove legge e commenta un brano del profeta Isaia: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore”.
Dopo aver letto il brano, Gesù dice: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”.
Con Gesù le parole del profeta Isaia diventano realtà. L’anno di grazia del Signore è ora un giubileo che si compie attraverso Gesù.
Per i cristiani, il Giubileo è un anno di grazia.
Grazia e gratuità sono sinonimi nella Bibbia. A noi viene sicuramente in mente qualcosa di bello se pensiamo a grazia, e qualcosa che non si paga, che è gratis, se pensiamo a gratuità!
Invece, nel linguaggio della Bibbia, la grazia è qualcosa che noi non abbiamo progettato o pensato o previsto di fare, ma è qualcosa che riceviamo in dono, gratuitamente.
IL PRIMO GIUBILEO
Roma è sempre stata meta di pellegrini desiderosi di pregare sulle tombe dei martiri e di visitare le prime chiese.
A Natale del 1299, i pellegrini che andavano a pregare nella Basilica di San Pietro divennero sempre più numerosi perché si era diffusa la voce che chi si fosse recato a Roma in pellegrinaggio avrebbe ricevuto il pieno perdono dei peccati. Il 17 gennaio del 1300, Papa Bonifacio VIII, incuriosito da tanta folla che arrivava a San Pietro, chiese direttamente il motivo di tutto quell'accorrere a Roma. I pellegrini gli risposero che avevano sentito dire dell’indulgenza che avrebbero ricevuto per ogni giorno di pellegrinaggio. Non volendo deludere tanta pietà popolare, il mese dopo il Papa pubblicò la Bolla con cui approvava il pellegrinaggio a Roma e dichiarava il pienissimo perdono dei peccati per chi si fosse recato nelle Basiliche di San Pietro e di San Paolo, per trenta volte se abitanti a Roma e per quindici volte se forestieri.
Giunsero a Roma tantissimi visitatori, circa due milioni, dall'Italia e dall'Europa. Il pellegrino che arrivava a Roma per l’Anno Santo veniva chiamato romeo.
Tra i tanti pellegrini, si pensa che ci sia stato anche Dante Alighieri, il famoso poeta che ha scritto la Divina Commedia. Infatti, in uno dei suoi versi, Dante descrive la confusione dei pellegrini che percorrevano il ponte Sant'Angelo, a Roma, nei due sensi di marcia, cosa che avvenne nell'anno del Giubileo. Il testo della Bolla papale fu inciso su marmo e la lastra si trova ancora oggi sulla facciata della Basilica di San Pietro, in alto, a sinistra della Porta Santa.
IL GIUBILEO LUNGO I SECOLI
Papa Bonifacio VIII aveva stabilito che l’anno dell’indulgenza sarebbe stato ogni cento anni. Invece lo si celebrò già nel 1350 e, per la prima volta, si parlò di anno giubilare. Poi lo si fece nel 1390 e il Papa stabilì che venisse celebrato ogni trentatré anni, per ricordare gli anni su questa terra della vita di Gesù. Perciò fu fatto un giubileo nel 1423. Poi nel 1450. Dal 1475, si decise di farlo ogni venticinque anni.
Alcuni giubilei sono caratterizzati dalla presenza e dalle opere di alcuni Santi. Ne ricordiamo tre: San Filippo Neri, San Carlo Borromeo e San Leonardo da Porto Maurizio.
San Filippo Neri è famoso per la frase che diceva sempre ai ragazzi: “State buoni, se potete!”. Per il giubileo del 1575 organizzò l’accoglienza dei pellegrini.
Nello stesso anno, il vescovo di Milano, San Carlo Borromeo, andò pellegrino a Roma, percorrendo le strade a piedi nudi, in segno di penitenza.
Nell'anno santo del 1750, San Leonardo da Porto Maurizio, un frate francescano, diffuse la pratica della Via Crucis.
A Roma furono collocate tantissime croci: tra queste, quella che si trova al Colosseo, dove Papa Benedetto XIV celebrò la prima Via Crucis del Venerdì Santo.
QUALCHE CURIOSITÁ
L’anno santo del 1875 iniziò e si concluse senza i riti di apertura e chiusura della Porta Santa. Da pochi anni Roma e lo Stato Pontificio erano stati annessi al Regno d’Italia da parte del re Vittorio Emanuele II. Roma era dunque occupata dalle truppe del re e molti riti legati al giubileo non furono celebrati.
In occasione del giubileo del 1900, come segno di lode a Dio, furono messe venti statue di Gesù Redentore sulle cime di alcuni monti dell’Italia. Nel 1933 e nel 1983 furono indetti degli anni santi straordinari per ricordare, rispettivamente, i 1900 e i 1950 anni trascorsi dalla vita terrena di Gesù.
Un altro anno santo straordinario si è svolto nel 2016, voluto da Papa Francesco per celebrare la Misericordia di Dio.
I SEGNI DEL GIUBILEO
Il Giubileo viene celebrato ogni 25 anni, a parte i Giubilei straordinari, e viene preparato attraverso un documento del Papa: la BOLLA papale. L’apertura e la chiusura del Giubileo si svolgono generalmente a Natale, con un rito solenne durante il quale la PORTA SANTA viene aperta e chiusa. Durante l’anno, ci sono momenti e segni particolari: si fanno PELLEGRINAGGI, soprattutto a Roma, in alcune Basiliche; ci sono LITURGIE e momenti di preghiera più intensi; sotto particolari condizioni, viene concessa L’ INDULGENZA PLENARIA; la PROFESSIONE DI FEDE diventa non solo simbolo del nostro credere ma anche della nostra esperienza dell’anno santo.
LA BOLLA PAPALE
La Bolla papale è un solenne documento scritto dal Papa. La parola Bolla viene dal latino “bulla” e indica il sigillo impresso sul documento. La Bolla papale che annuncia ufficialmente l’inizio del Giubileo viene detta “Bolla di indizione”: in essa si trovano indicazioni su come sarà svolto il Giubileo. In genere, viene scritta e resa pubblica un anno prima del Giubileo. Dal momento che la Bolla viene scritta in latino (e poi tradotta nelle varie lingue), essa viene ricordata con le parole in latino con cui inizia. Queste parole ci aiutano a capire anche ad avere un’idea del messaggio principale che il Papa dà per vivere l’anno santo. Il Giubileo del 2025, con la Bolla Spes non confundit, La speranza non confonde, chiama a vivere e a realizzare segni di speranza per la pace e per un mondo migliore.
LA PORTA SANTA
Nel Vangelo di Giovanni, al capitolo 10, Gesù paragona sé stesso non solo al pastore delle pecore, pronto a dare la vita per salvarle, ma anche alla porta: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo” (Gv. 10,9). Capiamo allora come uno dei simboli più importanti del Giubileo sia la Porta Santa. Essa è simbolo di Gesù, porta di salvezza. Attraversare la Porta Santa significa credere e professare che Gesù è il nostro Signore e che ci impegniamo a vivere la vita nuova che lui ci ha donato, chiedendogli di rafforzare la nostra fede.
Il Giubileo viene aperto proprio con l’apertura della Porta Santa. È una porta che viene aperta soltanto in occasione di un anno santo, altrimenti è chiusa. Alla conclusione del Giubileo la Porta viene chiusa.
L’INDULGENZA
Il Sacramento della Confessione è un grande dono dello Spirito Santo che Gesù stesso fa ai discepoli la sera di Pasqua. Dopo essere apparso loro, soffia su di loro e dice: “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non i rimetterete, resteranno non rimessi”. Celebrare questo Sacramento significa essere avvolti dal'’abbraccio pieno di misericordia di Dio Padre: nel Sacramento Dio ci perdona e cancella tutti i nostri peccati. Il suo perdono non conosce limiti. Infatti, con la sua morte e risurrezione, Gesù ci ha mostrato tutto il suo amore, distruggendo il peccato e la morte.
Tuttavia, noi continuiamo a essere deboli e fragili, perciò non ci accostiamo a questo Sacramento solo una volta e basta, ma dobbiamo sempre chiedere il perdono. Anche se Dio ci perdona attraverso la Confessione, i peccati lasciano un’impronta negativa nei nostri comportamenti e nei nostri pensieri. La misericordia di Dio, però, è più forte e, attraverso l’indulgenza, la Chiesa raggiunge il peccatore pentito e lo libera da ogni conseguenza del peccato, cancellando le impronte negative in modo da aiutarlo a crescere nell'amore.
Un dono specifico dell’anno santo è l’indulgenza plenaria, ossia piena e totale.
COME SI OTTIENE L’INDULGENZA?
L’indulgenza è segno della misericordia infinita di Dio. La si può chiedere per sé ma anche per i propri cari defunti, grazie al legame di amore che, attraverso Cristo, permette di unire i vivi e coloro che hanno già terminato il loro viaggio su questa terra. Per ottenerla occorre seguire delle indicazioni precise:
- Andare in pellegrinaggio a Roma o in un altro luogo indicato dal Papa, come la cattedrale della propria città o un santuario;
- Celebrare il Sacramento della Riconciliazione;
- Partecipare all'Eucaristia;
- Pregare con il Padre nostro, l’Ave Maria e il Credo;
- Dedicare un momento di silenzio davanti a Gesù eucaristia, riflettendo con le intenzioni di preghiera del Papa;
- Compiere azioni di misericordia.
IL PELLEGRINAGGIO
Il pellegrinaggio è un segno caratteristico dell’anno santo. Infatti il giubileo è nato proprio vedendo i tanti pellegrini che si recavano a Roma. Ma chi è il pellegrino? Questa parola viene dal latino “perager” che significa “attraverso i campi” ed era usata per indicare chi viaggiava ed era straniero. Il cristiano è un pellegrino, ossia una persona in cammino: la fede ci dice, infatti, che la nostra vita non si conclude su questa terra ma ha come destinazione Dio. Papa Giovanni Paolo II disse: “Ponendo tutto il suo essere in cammino, il suo corpo, il suo cuore e la sua intelligenza, l’uomo si scopre cercatore di Dio e pellegrino dell’eterno. Il pellegrinaggio è quindi simbolo del nostro cammino verso Dio”.
E come la vita è fatta di gioie ma anche di momenti difficili, il pellegrinaggio comporta impegno e sacrificio per poter gustare la misericordia di Dio. Nell'anno santo, il pellegrino va in luoghi significativi a Roma o in qualche chiesa particolare, e attraversa la Porta Santa, per indicare l’adesione della sua vita a Gesù, porta per arrivare alla gioia.
Chi è malato e non può muoversi può fare ugualmente un pellegrinaggio, anche se silo simbolico, andando a Gesù attraverso il proprio cuore.
LA PREGHIERA
La preghiera è un’altra caratteristica dell’anno santo. Papa Francesco ha detto: “La preghiera è il respiro della fede, è la sua espressione più propria. Come un grido che esce dal cuore di chi crede e si affida a Dio”.
La preghiera è come una strada che ci permette di incontrare Dio. La strada va in salita o in discesa, è larga o stretta. Allo stesso modo, la preghiera si esprime come lode, ringraziamento, affidamento, benedizione, richiesta. Si prega usando preghiere già fatte, come il Padre nostro, la preghiera che ci ha in-segnato Gesù, ma si prega anche parlando direttamente a Dio, confidandogli la nostra vita, i nostri problemi, affidandoci a lui. Si prega ascoltando la Parola di Dio, ma anche in silenzio, in adorazione.
Santa Teresa del Bambino Gesù, prima di morire, pregava senza dire nulla. Alla sorella disse, infatti: “Non gli dico niente, lo amo!”. La preghiera è anche di protesta davanti a tante domande che non trovano risposta, sul male e sulla morte. Quando ci sembra che Dio non risponda, ricordiamoci che lui ci ama sempre e ci invita ad avere fede, in ogni circostanza: sistemerà le cose a suo tempo per il nostro bene, perché lui desidera la nostra gioia. Siamo invitati a fare della preghiera una melodia per il nostro cuore, una fiammella che ci riscalda quando fa freddo, una rugiada che dà ristoro quando fa caldo, uno scambio di messaggi tra noi e il Signore, in cui noi scriviamo “Ti voglio bene” e lui risponde “Io ti amo da sempre. Non aver paura. Io sono con te”.