Ss. Cirillo e Metodio - Parrocchia Santi Filippo e Giacomo di Parona

Parrocchia Santi Filippo e Giacomo Parona - VR -
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Ss. Cirillo e Metodio

Prima Lettura  At 13,46-49      Lectio

Oppure, in Quaresima:  Is 52,7-10  Lectio

Salmo Responsoriale:  Salmo 116

Canto al Vangelo: Lc 4,18

Vangelo
: Lc 10,1-9       Lectio
I fratelli Cirillo e Metodio, nati a Tessalonica all’inizio del secolo IX, svolsero presso le popolazioni slave insediatesi nelle regioni del bacino danubiano un’azione missionaria, caratterizzata da una speciale attenzione ai costumi e alla lingua di quelle genti, ch’essi inserirono a pieno titolo nell’ecumene cristiana. Cirillo aveva ricevuto al fonte battesimale il nome di Costantino, con cui fu conosciuto dai suoi contemporanei; studiò a Tessalonica e, successivamente, a Costantinopoli alla scuola di insigni maestri, tra i quali il futuro patriarca Fozio.

Divenuto professore nell’Università della Nuova Roma, si meritò il titolo di ‘filosofo’ e, pur rifiutando alte cariche istituzionali, fu chiamato dall’autorità imperiale a svolgere delicate ambascerie presso il califfo musulmano e presso il khan dei Khazari. Preparandosi a questo secondo delicato incarico, Costantino a Cherson, sul Mar Nero, recuperò le reliquie del papa romano Clemente, ivi sepolte.
Per parte sua, il fratello di Costantino, di lui più anziano, avendo ricevuto un’accurata formazione giuridica, era assurto ad alte cariche amministrative. Sentendosi peraltro chiamato a una più intensa vita spirituale, egli decise di abbandonare il fasto dei pubblici onori e si ritirò presso una comunità monastica sul monte Olimpo, in Bitinia, assumendovi il nome di Metodio.

Nell’anno 863 giunse all’imperatore Michele III, da parte del principe moravo Rastislav, la richiesta di un maestro per gli Slavi. La scelta dell’imperatore e del patriarca Fozio cadde su Costantino, il quale volle associare a sé nella missione il fratello Metodio, che già lo aveva accompagnato nell’ambasceria presso i Khazari.

Con alcuni discepoli, Costantino il filosofo e Metodio per quasi quattro anni realizzarono un lavoro missionario che diede ottimi risultati. Curarono la formazione del clero per assicurare alla Chiesa slava la propria struttura gerarchica. Provvidero i popoli slavi di un proprio alfabeto, adatto a dare forma scritta alla loro lingua, che i due fratelli introdussero anche nel culto. In tal modo Costantino e Metodio realizzarono compiutamente la loro missione tra le genti slave, alle quali erano stati inviati e che essi avviarono alla conoscenza della Parola di Dio e alla comprensione dei divini Misteri.

La gelosa opposizione di molti ecclesiastici occidentali operanti nelle regioni danubiane ostacolarono fortemente i generosi sforzi dei due apostoli degli Slavi.
I due fratelli furono convocati a Roma da papa Niccolò. Vi si recarono, portando con loro le reliquie di papa Clemente, che deposero nella basilica a lui intitolata. Papa Adriano II li accolse con grande onore e diede piena approvazione al loro operato.ma Costantino si ammalò. Sentendo prossima la fine, vestì l’abito monastico, assumendo il nome di Cirillo, e chiuse la sua esistenza terrena il 14 febbraio 869, all’età di 42 anni.
Metodio, ordinato vescovo, tornò tra le popolazioni slave con la qualifica di legato apostolico per la Pannonia e la Moravia. Lavorò con zelo indefesso, ma ebbe a soffrire grandemente a opera degli ecclesiastici latini, presenti nei territori a lui affidati e implacabili oppositori della Chiesa slava.

Calunniato e accusato di eresia, fu deportato in Germania, dove sopportò la prigione e superò le condizioni di vita disumane a lui imposte. Per intervento del papa di Roma Giovanni VIII, poté riprendere la missione in Moravia, consolidando l’organizzazione ecclesiastica da lui fondata.
Metodio chiuse la sua esistenza terrena il 6 agosto 885.


Greci di nascita e di cultura, inviati dall’imperatore e dal patriarca di Costantinopoli agli Slavi, i due fratelli tessalonicesi condussero la loro missione in comunione e sotto l’egida della Chiesa romana, dando peraltro vita a una tradizione ecclesiale e a una cultura pienamente slave, che hanno profondamente segnato e tuttora caratterizzano vaste aree del continente europeo. Per questo il 30 dicembre 1980 Giovanni Paolo II li ha associati al patriarca dei monaci d’Occidente, san Benedetto, quali patroni d’Europa e quale segno di comunione tra le tradizioni ecclesiali dell’Oriente e dell’Occidente.
Fa' crescere la tua Chiesa e raccogli tutti nell'unità
Dalla «Vita» in lingua slava di Costantino  (Cap. 18; Denkschriften der kaiserl. Akademie der Wissenschaften, 19, Vienna 1870, p. 246)  

Costantino Cirillo, stanco dalla molte fatiche, cadde e malato e sopportò il proprio male per molti giorni. Fu allora ricreato da una visione di Dio, e cominciò a cantare così. Quanto mi dissero: «andremo alla casa del Signore», il mio spirito si è rallegrato e il mio cuore ha esultato (cfr. Sal 121, 1).

Dopo aver indossato le sacre vesti, rimase per tutto il giorno ricolmo di gioia e diceva: «Da questo momento non sono più servo né dell'imperatore né di alcun uomo sulla terra, ma solo di Dio onnipotente. Non esistevo, ma ora esisto ed esisterò in eterno. Amen».
Il giorno dopo vestì il santo abito messianico e aggiungendo luce a luce si impose il nome di Cirillo. Così vestito rimase cinquanta giorni.
Giunta l'ora della fine e di passare al riposo eterno, levate le mani a Dio, pregava tra le lacrime, dicendo: «Signore, Dio mio, che hai creato tutti gli ordini angelici e gli spirito incorporei, che hai steso i cieli e resa ferma le terra e hai formato dal nulla tutte le cose che esistono, tu che ascolti sempre coloro che fanno la tua volontà e ti temono e osservano i tuoi precetti; ascolta la mia preghiera e conserva nella fede il tuo gregge, a capo del quale mettesti me, tuo servo indegno ed inetto.
Liberali dalla malizia empia e pagana di quelli che ti bestemmiano; fà crescere di numero la tua Chiesa e raccogli tutti nell'unità.
Rendi santo, concorde nella vera fede e nella retta confessione il tuo popolo, e ispira nei cuori la parola della tua dottrina. E' tuo dono infatti l'averci scelti a predicare il Vangelo del tuo Cristo, a incitare i fratelli alle buone opere ed a compiere quanto ti è gradito.
Quelli che mi hai dato, te li restituisco come tuoi; guidali ora con la tua forte destra, proteggili all'ombra delle tue ali, perché tutti lodino e glorifichino il tuo nome di Padre e Figlio e Spirito Santo. Amen».
Avendo poi baciato tutti col bacio santo, disse: «Benedetto Dio, che non ci ha dato in pasto ai denti dei nostri invisibili avversari, ma spezzò la loro rete e ci ha salvati dalla loro voglia di mandarci in rovina».
E così, all'età di quarantadue anni, si addormentò nel Signore.
Il papa comandò che tutti i Greci che erano a Roma ed i Romani si riunissero portando ceri e cantando e che gli dedicassero onori funebri non diversi da quelli che avrebbero tributato al papa stesso; e così fu fatto.
Maràn athà  Vieni, Signore Gesù!
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