Santo Stefano - Parrocchia Santi Filippo e Giacomo di Parona

Parrocchia Santi Filippo e Giacomo Parona - VR -
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Santo Stefano

Prima Lettura:  At 6,8-10; 7,54-60  Lectio

Salmo Responsoriale:
 Salmo 30

Canto al Vangelo: Cf Sal 117,26.27

Vangelo
: Mt 10,17-22    Lectio
Santo Stefano: il primo martire del cristianesimo
 
Il 26 dicembre si festeggia Santo Stefano, il primo cristiano a dare la vita in nome della fede in Cristo. Per molti Santo Stefano è solo un altro giorno di festa, meno frenetico della Vigilia, meno impegnativo del Natale. Ci si ritrova comunque con amici e parenti, e si mangiano gli avanzi della Festa, magari rilassandosi un po’. Tuttavia, per i cristiani non si tratta di un giorno festivo qualsiasi. È infatti il giorno dedicato alla memoria liturgica di Santo Stefano Protomartire, il primo cristiano che si è sacrificato per testimoniare la propria fede in Gesù e nel Vangelo.
  
Ma chi era Santo Stefano e perché è stato così importante?  

Perché è stato il primo a subire le accuse e la rabbia di chi, udendo le parole del Vangelo, non era pronto ad accettarle. Prima di lui la Parola diffusa dai discepoli di Gesù non aveva ancora mietuto vittime, non era stata causa della morte di chi la sosteneva. Stefano era un giovane pieno di fede ed entusiasmo, al punto che gli apostoli gli chiesero di aiutarli a organizzare la comunità cristiana di Gerusalemme.
Lui aderì con gioia e divenne il primo dei sette diaconi eletti per permettere agli apostoli di concentrarsi solo nella predicazione del Vangelo. Negli Atti degli Apostoli leggiamo che, sebbene scelti dagli uomini, e non dallo Spirito Santo, come accade ai discepoli di Gesù presenti il giorno di Pentecoste, tuttavia non per questo questi sette diaconi erano meno “pieni di Spirito e di saggezza” (Atti 6:3). Oltre a Stefano vennero eletti Filippo, Procoro, Nicanore, Timone, Parmenas, Nicola di Antiochia. Gli Apostoli imposero le mani su tutti loro e li benedissero.
Stefano pagò a caro prezzo la sua scelta di fede. Sappiamo poco di lui: era probabilmente greco (il suo nome in greco significa “coronato”), o forse un ebreo educato nella cultura ellenistica. Un uomo di cultura, dunque, e di sapienza, che dopo la sua elezione a diacono non solo si diede da fare per sollevare gli apostoli da tutte le questioni amministrative, ma a sua volta si impegnò per evangelizzare e convertire chi giungeva in città. Gli si attribuiscono anche molti prodigi.
  
Furono gli ebrei, infastiditi da queste conversioni, ad accusare Stefano di blasfemia e ad aizzare la popolazione contro di lui.
Trascinato davanti al Sinedrio, il giovane diacono rispose alle false accuse che gli venivano mosse con un lungo discorso, con il quale denunciava gli ebrei che non erano stati capaci di riconoscere Gesù per quello che era, nonostante patriarchi e profeti avessero predetto e preparato il suo avvento. Questo esacerbò gli animi ulteriormente, e Stefano venne trascinato fuori dalla folla inferocita e lapidato.
Al linciaggio assistette anche Saulo, che sarebbe divenuto uno dei più feroci persecutori dei cristiani e, successivamente, San Paolo di Tarso,  l’Apostolo delle Genti. Lo stesso Saulo prese parte in modo attivo alla spietata persecuzione che si scatenò contro i cristiani a Gerusalemme subito dopo la morte di Stefano.
 
La storia di Stefano, il suo esempio di coraggio e abnegazione, dimostrano come fin dall’inizio credere nel Vangelo fosse molto più che dare credito alle parole di un profeta, Gesù, come in quella di molti venuti prima di Lui. La portata del messaggio di Gesù è così rivoluzionaria da incutere timore, in chi non è pronto ad accoglierla, arrivando a suscitare un odio omicida. Così nasce il concetto di martire, uomo o donna pronti a sopportare indicibili pene e tormenti, e perfino a morire, per testimoniare la propria fede.
 
Significato di protomartire  Protomartire, l’attributo riferito a Santo Stefano, indica il suo essere stato il primo, tra i cristiani, ad affrontare il martirio. La parola unisce due termini greci: πρῶτος (prōtos, ‘primo’) e μάρτυς (martys, “testimone (di fede)”).
 
Perchè si festeggia Santo Stefano?      Non è un caso se la festa di Santo Stefano cade così a ridosso del Natale. Anticamente si decise di far seguire al giorno dedicato ai festeggiamenti per la nascita di Gesù altri giorni di festa che celebrassero la memoria di uomini che gli furono particolarmente vicini, o perché lo conobbero, o perché ebbero un qualche ruolo nella diffusione della Sua parola. Si tratta dei Comites Christi, il “seguito di Cristo”, perché nel Medioevo si immaginava che questo gruppo di Santi costituisse il corteo d’onore venuto a celebrare Gesù Bambino. Questa tradizione aveva molta presa sulla devozione popolare.
 
I Comites Christi vengono ricordati nella cosiddetta Ottava di Natale, gli otto giorni che dividono il 25 dicembre dal 1º gennaio. In particolare, i tre giorni immediatamente successivi al Natale sono dedicati a:
 
  • Santo      Stefano protomartire (26 dicembre);
  •  San      Giovanni Apostolo ed Evangelista, l’apostolo prediletto di Cristo (27      dicembre);
  •  Santi      Innocenti martiri, ovvero i bambini fatti uccidere da Erode (28 dicembre).
Le armi della carità
Dai «Discorsi» di san Fulgenzio di Ruspe, vescovo. Disc. 3, 1-3. 5-6

Ieri abbiamo celebrato la nascita nel tempo del nostro Re eterno, oggi celebriamo la passione trionfale del soldato. Ieri infatti il nostro Re, rivestito della nostra carne e uscendo dal seno della Vergine, si è degnato di visitare il mondo; oggi il soldato uscendo dalla tenda del corpo, è entrato trionfante nel cielo.
Il nostro Re, l’Altissimo, venne per noi umile, ma non poté venire a mani vuote; infatti portò un grande dono ai suoi soldati, con cui non solo li arricchì abbondantemente, ma nello stesso tempo li rinvigorì perché combattessero con forza invitta. Portò il dono della carità, che conduce gli uomini alla comunione con Dio.
Quel che ha portato, lo ha distribuito, senza subire menomazioni; arricchì invece mirabilmente la miseria del suoi fedeli, ed egli rimase pieno di tesori inesauribili.
La carità dunque che fece scendere Cristo dal cielo sulla terra, innalzò Stefano dalla terra al cielo. La carità che fu prima nel Re, rifulse poi nel soldato.
Stefano quindi, per meritare la corona che il suo nome significa, aveva per armi la carità e con essa vinceva ovunque. Per mezzo della carità non cedette ai Giudei che infierivano contro di lui; per la carità verso il prossimo pregò per quanti lo lapidavano.
Con la carità confutava gli erranti perché si ravvedessero; con la carità pregava per i lapidatori perché non fossero puniti.
Sostenuto dalla forza della carità vinse Saulo che infieriva crudelmente, e meritò di avere compagno in cielo colui che ebbe in terra persecutore. La stessa carità santa e instancabile desiderava di conquistare con la preghiera coloro che non poté convertire con le parole.
Ed ecco che ora Paolo è felice con Stefano, con Stefano gode della gloria di Cristo, con Stefano esulta, con Stefano regna. Dove Stefano, ucciso dalle pietre di Paolo, lo ha preceduto, là Paolo lo ha seguito per le preghiere di Stefano. Quanto è verace quella vita, fratelli, dove Paolo non resta confuso per l’uccisione di Stefano, ma Stefano si rallegra della compagnia di Paolo, perché la carità esulta in tutt’e due. Si, la carità di Stefano ha superato la crudeltà dei giudei, la carità di Paolo ha coperto la moltitudine del peccati, per la carità entrambi hanno meritato di possedere insieme il regno dei cieli.
La carità dunque è la sorgente e l’origine di tutti i beni, ottima difesa, via che conduce al cielo. Colui che cammina nella carità non può errare, né aver timore. Essa guida, essa protegge, essa fa arrivare al termine.
Perciò, fratelli, poiché Cristo ci ha dato la scala della carità per mezzo della quale ogni cristiano può giungere al cielo, conservate vigorosamente integra la carità, dimostratevela a vicenda e crescete continuamente in essa.
Fonte  - Maràn athà  Vieni, Signore Gesù! -
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