Le Sante Quarantore - Parrocchia Santi Filippo e Giacomo di Parona

Parrocchia Santi Filippo e Giacomo Parona - VR -
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Le Sante Quarantore

LE SANTE QUARANTORE  -  O GIORNATE EUCARISTICHE
  
Tra le devozioni relative al culto eucaristico, restano ancora attuali le Quarantore, chiamate anche Giornate Eucaristiche, una volta così diffuse e così solenni da costituire un tempo di rinnovamento spirituale e sociale, di preghiera e di penitenza per tutto il popolo.
  
Il significato originario delle Quarantore è quello di onorare Gesù Cristo durante le quaranta ore in cui rimase nel sepolcro e traggono la loro origine dall’adorazione che si faceva tra il Giovedì Santo e il Venerdì Santo davanti al Santissimo Sacramento in un apposito altare sotto forma di sepolcro.
Si cominciò a praticarle a Milano nel 1527, come pio esercizio per scongiurare le calamità delle guerre del momento, dietro la spinta del sacerdote Gian Antonio Bellotti, che ottenne che venissero praticate quattro volte in un anno. In tale occasione il Santissimo Sacramento non veniva esposto e l’adorazione avveniva davanti al tabernacolo chiuso. Si cominciò a esporre il Sacramento nel 1534 per opera soprattutto di Sant’Antonio Maria Zaccaria.

Nel 1537 il cappuccino padre Giuseppe da Fermo, oltre a diffondere la pratica in altre importanti città italiane, dispose che l’esposizione e l’adorazione del Sacramento passasse da una chiesa all’altra nella stessa città, in modo da creare un ciclo completo di adorazione durante tutto un anno (adorazione perpetua).

 A questa pratica furono assegnate le prime indulgenze da Papa Paolo III, ed essa ricevette la prima organizzazione stabile da san Carlo Borromeo nel 1565. A Roma ebbe un grande sostenitore in san Filippo Neri, che la prese come una delle principali pratiche di devozione per la sua Confraternita.
Nella nostra parrocchia la devozione delle Sante Quarantore si celebra con cadenza annuale nel mese di ottobre, mentre l'appuntamento con Gesù Eucarestia (oltre alla Santa Messa giornaliera e festiva) è il giovedì, dopo la celebrazione della S. Messa feriale dalle ore 18.30 alle ore 19.00 e ogni qualvolta ne sorga l’esigenza in occasione di Veglie devozionali o momenti di preghiera particolari raccomandati dalla Chiesa.
PREGHIERA PER LE QUARANTORE

Signore Gesù, credo che sei presente nel mirabile sacramento dell’Eucaristia, vivo e vero. La tua presenza, o Signore, è misteriosa e invisibile, anche se non vedo nulla, anche se non sento nulla, credo fermamente, o Signore, che tu sei realmente presente, perché tu l’hai detto!

Quando sei venuto in mezzo a noi, nascosta era la tua divinità, ma evidente la tua umanità. Ora nel mistero dell’Eucaristia, rimane velata anche la tua umanità. Questo esige fede grande e fede viva. Signore, accresci la mia fede; Signore, donami una fede forte come quella di Maria.

Tu che mi vedi, tu che mi ascolti, tu che mi parli; illumina la mia mente perché creda di più, riscalda il mio cuore perché ti ami di più!
La tua presenza, mirabile e sublime, mi attragga, mi afferri, mi conquisti, affinché professi la mia fede in te: “Signore mio e mio Dio!”. Amen.
Le Sante Quarantore
sono un tempo di grazia.

L’origine remota delle Quarantore è da ritrovarsi nella pratica dei fedeli di commemorare, durante la settimana santa, le quaranta ore che il Corpo di Gesù giacque nel sepolcro; durante questo arco di tempo i fedeli rimanevano in preghiera e facevano penitenza per prepararsi degnamente alla grande solennità della Pasqua.

Le Sante Quarantore, una volta così diffuse e così solenni costituivano un tempo di rinnovamento spirituale e sociale, di preghiera e di penitenza, di comunione tra il clero e il popolo, tra ricchi e poveri, tra superiori e sudditi. La storia dice che, durante i giorni della solenne esposizione, le città cambiavano fisionomia: i negozi chiudevano; i lavori dei campi erano sospesi; le barriere sociali cadevano e la fede rifioriva nel cuore della gente che imparava a pregare e a meditare.

L'adorazione coinvolgeva tutte le categorie di persone che, giorno e notte, si avvicendavano in preghiera, spesso in modo inventivo e spontaneo, per quaranta ore davanti a Gesù Eucaristia. Per tre giorni si stabiliva quasi una tregua Dei perché «i violenti diventavano mansueti; i ladri restituivano il maltolto; i falsari diventavano onesti; i nemici si riconciliavano; la gioventù si innamorava di Dio e i sacerdoti non si allontanavano dall'altare e dai confessionali».  Oggi non è più così.


La simbologia del numero quaranta, nella tradizione delle Sacre Scritture, rappresenta un periodo di purificazione ed espiazione per condurre i fedeli al traguardo della salvezza. Quaranta è il numero della tribolazione e della prova, della penitenza e del digiuno, della preghiera e della punizione; quaranta giorni e quaranta notti durò il Diluvio Universale e Mosè sostò quaranta giorni sul Monte Sinai in attesa ricevere la Legge.
Molto più semplicemente è un tempo di libertà che possiamo prenderci per stare con noi stessi e con il Signore, riprendere in mano la nostra vita, confessare la nostra fede dinanzi all’Eucaristia.
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