La storia - Parrocchia Santi Filippo e Giacomo di Parona

Parrocchia Santi Filippo e Giacomo Parona - VR -
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La storia

Storia ecclesiastica di Parona.

La località di Parona, attraversata in epoca romana dalla Via Claudia-Augusta, che conduceva a Trento, doveva essere abitata fin dai tempi antichi, grazie alla sua posizione di cerniera tra la città e la Valpolicella.

Il nome di Parona appare per la prima volta in un documento notarile del 956, ma è chiaramente espresso nell'anno 1014 in un documento con il quale l'imperatore Federico (detto anche Arrigo) II assegna al monastero benedettino di San Zeno il territorio di Parona, comprendente perfino la zona di fronte all'abitato sull'altra riva dell'Adige con tutto il Bosco del Mantico e con diritto anche su San Cassiano (=Saval).

Il monastero doveva coltivare e amministrare i possessi avuti, pagando annualmente all'imperatore un tributo come segno di dipendenza.
Il papa Urbano III, che era stato eletto due anni prima a Verona, in una bolla emanata a Ferrara il 13 ottobre 1187, nomina le cappelle esistenti nel territorio di Parona: San Crescenziano, Santa Cristina, San Dionigi nella villa di Cassano e San Giacomo.

I monaci benedettini, come avveniva altrove, svolgevano una benefica attività: organizzavano la coltivazione della terra, bonificando le zone abbandonate o paludose e provvedevano alla costruzione di cappelle per la liturgia e l'istruzione religiosa della gente.
I vassalli del monastero, cioè i dipendenti a vario titolo, dopo essersi costituiti in comunità, rivendicarono sempre più ampia libertà. In questo modo i monaci di San Zeno non riuscivano a riscuotere tutti gli affitti pattuiti. Per questo motivo l'abate Ognibene Pellegrini, per avere un amministratore competente e fidato, con un documento del 1341 concesse a Spinetta Malaspina i diritti feudali su Parona e Cassano, che saranno mantenuti fino al principio del 1800, quando passeranno agli Alessandri, che, a loro volta, nel 1893 rinunceranno al giuspatronato parrocchiale, abbandonando quest'ultimo privilegio ereditato dagli antichi e complessi diritti medievali.

Nel 1530 il vescovo di Verona Gian Matteo Giberti fu autorizzato dal papa a visitare i monasteri e le chiese dipendenti dalla santa sede. Nella visita a Parona, dove stabilisce le normali disposizioni per la manutenzione della chiesa e degli arredi sacri, il vescovo lascia una singolare annotazione: " Chiesa di Parona, cappella della pieve di Arbizzano". Tuttavia nella successiva visita di qualche anno dopo, si precisa che la chiesa era dei Malaspina, che provvedevano dalla cura pastorale mediante un rettore, da loro proposto e poi approvato dall'abate di San Zeno.

Dopo il Giberti, le visite pastorali a Parona furono compiute dall'abate di San Zeno o dai suoi incaricati.
I registri parrocchiali relativi ai battesimi, ai matrimoni e ai defunti, a Parona figurano solamente a partire dal 1600, per cui si desume che da quell'anno la comunità da semplice rettoria aveva ottenuto il riconoscimento di parrocchia.

Per quanto riguarda l'edificio della chiesa, le vicende non sono chiaramente documentate fino al 1762, quando i rappresentanti delle famiglie chiesero di realizzare, a proprie spese, l'ampliamento della chiesa ormai insufficiente per l'accresciuto numero di abitanti.
Il canonico Gian Battista Ravignani, incaricato dall'abate commendatario cardinale Carlo Rezzonico, il 13 e 14 aprile di quell'anno con grande solennità pose la prima pietra di quella chiesa che, secondo la testimonianza della visita pastorale del 1809 compiuta da vescovo Innocenzo Liruti, "E' stata eretta a fundamentis ", cioè completamente nuova e non ampliata.
La nuova chiesa era solamente benedetta, come avviene per qualsiasi oggetto, che si considera degno di devozione, per esempio la corona del Rosario.
Fu consacrata (resa sacra anche come struttura muraria), quando era parroco Don Andrea Oliboni.

Nel 1834 Don Gian Battista Carlo Giuliari, appena diventato sacerdote, fu mandato come cooperatore a Parona. Era legato da grande amicizia con il missionario veronese Monsignor Ludovico De Besi, vescovo di Nanchino in Cina. Si può pensare sia stato l'amico Giuliari a sollecitare l'incarico al De Besi per consacrare la chiesa parrocchiale, dove la sua fama di missionario in terre lontane ha suscitato nella popolazione un vivo interesse per le missioni.

Anche Giuliari, che nel 1856 riceverà l'incarico di reggere la Biblioteca Capitolare, con la sua carità operosa a favore degli ammalati di colera a Parona e poi con l'istituzione degli asili Aportiani in città e con l'assistenza ai soldati italiani nell'esercito austriaco, ha lasciato un'ammirevole testimonianza di amore cristiano.
A tuttora lo spirito missionario e l'attività caritativa sono due vivaci caratteristiche della comunità parrocchiale di Parona.

(Monsignor Giuseppe Zivelonghi canonico della Cattedrale di Verona e vice direttore della Biblioteca Capitolare.)


La serie dei parroci.

Abbiamo visto che la chiesa dei SS. Filippo e Giacomo di Parona ebbe un rettore già dai tempi del vescovo Giberti; probabilmente lo aveva già da tempo antecedente, ma non lo possiamo documentare. Tuttavia non pare che abbia avuto la piena fisionomia parrocchiale fino al 1600, quando ebbe il fonte battesimale e quando cominciano i registri canonici.

Nei primi trent'anni di quel secolo dai registri canonici si rileva una rapida alternanza di sacerdoti e non è facile dire se fossero effettivamente parroci o solo vicari cooperatori o sostituti o vicari economi. Dal 1634 invece è possibile verificare la serie dai documenti di nomina, o detta con termine tecnico, "provisione canonica". Resta solo un qualche momento oscuro tra il 1746 e il 175l.

Prima del 1600 abbiamo solo il nome di don Filippo (1535- 1539) segnalato nelle visite del vescovo G. M. Giberti e dei suoi vicari.": Non era veronese, ma della diocesi di Luni.

Poi ci resta il vuoto fino al 1600 e varie incertezze per gli anni fino al 1634. Ne diamo l'elenco segnalando anche i casi di dubbio se si tratti di parroco o di semplice vicario.

Benedetto Antolini, veronese Carmelitano 1600-1602

Francesco Fanton, padovano Carmelitano 1602-1609

Troviamo poi una serie di sacerdoti in rapida successione dei quali non si sa dire sempre esattamente la qualifica. Li diamo con le date e dove è possibile con le qualifiche.

Flaminio Gamba 1609-1610

Antonio Perecino 1610-1611

Geronimo Ferro 1611-1612

Santo Santangeli 1612-1616

P. Cherubino (Olivetano) 1616

Flaminio Gamba 1616-1617

Antonio Canton (francescano) 1617-1621

Santo Santangeli 1621-1624

Bartolomeo Stazzolo 1624-1630

Antonio Banda (vie. economo) 1630-1632

P. Francesco da Rimini 1632-1634

Con la nomina di d. Simonati la serie corrisponde ai documenti di nomina, mentre i precedenti sono dedotti dai registri canonici dei battesimi, matrimoni e morti.:"

Simone Simonati 1634-1640

Giovan Battista Gottardi 1641-1650

Aliprando Emmanuelli 1650 (morì subito dopo l'elez.) 1651-1653

Giovanni Battista Ingegneri 1651 -1653 (rinunciò)

Giovan Domenico Veneri 1653-1672 (rinunciò)

Domenico Presetti 1672-1695 (era della diocesi di Luni)

Antonio Chiocca 1695-1708 (di Luni - rinunciò)

Giovanni Bertoli 1708-1714 (di Luni - rinunciò)

Giovanni Remigio Bianchi 1714-1724

Giovanni Antonio Angelini 1724-1731 (fu rimosso)

Pietro Giannini1731-1746 (morì il 30 maggio)

Andrea Caobelli (economo) 1746-1749

Giuseppe Zannini (economo) 1749-1751 (poi rimane cooperatore)

Giuseppe Benedetti 1751-1766

Carlo Bonomi 1766-1774

Domenico Benvenuti 1774 - 1815

Giovan Battista Marani 1816-1820

Francesco Zuppini 1820- 1832 (trasf. a S. Maria in O.)

Andrea Oliboni 1832-1858 (trasferito a Oppeano)

Giovanni Albertini 1858-1898

Massimo Graziani 1899-1933

Marcello Pernigotto 1933- 1970 (rinunciò per età)

Walter Soave 1970-1980 (rin. per altra missione)

Flavio Tosi 1980 - 1989

Attilio Bonato 1989 - 1999

Franco Perazzani 1999 - 2009

Mario Urbani  2009 - 2019

Francesco Murari da ottobre 2019 attuale parroco

Si può fare qualche osservazione sulla serie dei parroci. Prima di tutto se ne trovano parecchi non veronesi, soprattutto un certo numero provenienti dalla diocesi di Luni; ritengo che il fatto si spieghi con le attinenze dei Malaspina in Toscana; questi signori avendo il feudo e il giuspatronato di Parona proponevano loro candidati per la cura pastorale di Parona. Allo stesso motivo credo si deva imputare anche qualche periodo piuttosto lungo di sede vacante, come pure la relativa brevità dei parrocchiati fino al tempo in cui vi intervenne più decisamente l'autorità.
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