Dedicazione Cattedrale ( diocesana )
Prima Lettura: Is 56,1.6-8
Salmo Responsoriale: Salmo 121
Sconda Lettura: Cor 3,9-11.16-17 Lectio
Canto al Vangelo: Mt 11,17
Vangelo: Gv 4,19-24 Lectio
Salmo Responsoriale: Salmo 121
Sconda Lettura: Cor 3,9-
Canto al Vangelo: Mt 11,17
Vangelo: Gv 4,19-
Nel calendario liturgico proprio della chiesa di Verona il 13 settembre si celebra l’anniversario della Dedicazione della Cattedrale, chiesa madre di tutti i fedeli della diocesi, avvenuta ad opera di Papa Urbano III, il 13 settembre del 1187.
Ma la storia di questa cattedrale, attraverso precedenti edificazioni, può farsi risalire ai tempi stessi del glorioso san Zeno, ottavo Vescovo e patrono della diocesi, che, nel IV secolo, fece costruire, proprio in questo luogo, la prima Chiesa madre della comunità cristiana, da lui battezzata e condotta alla verità di Cristo: “Veronam praedicando reduxit ad baptismum” (“Rhythmus Papinianus”).
La Cattedrale icona del Popolo di Dio che adora in Spirito e Verità
Perché la Liturgia non esita a definire solennità la memoria della dedicazione della Cattedrale?
Al riguardo, nelle tre letture proclamate in questa solennità liturgica vi sono tre passaggi significativi che ci conducono al cuore della questione.
Nel breve tratto della prima lettura, il profeta Isaia, facendosi voce di Dio, così si è espresso: “La mia casa si chiamerà casa di preghiera per tutti popoli” (Is 56,7). Si tratta del terzo Isaia che aveva accompagnato gli esiliati nel ritorno in patria dove il tempio di Gerusalemme, precedentemente distrutto e saccheggiato, era stato ristrutturato splendidamente. Tempio di pietre ornate di materiale prezioso, capace di accogliere i fedeli di religione ebraica, ma, nella visione profetica di Isaia, anche i popoli pagani, alludendo con ciò ad un tempio non più di natura materiale, come luogo fisico di preghiera, ma spirituale, come precisa l’apostolo Paolo nella lettera ai Corinti: “Siamo collaboratori di Dio e voi siete il campo di Dio, edificio di Dio … nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo … Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? … santo è il tempio di Dio che siete voi” (1 Cor 3, 9-10.16-17). Dunque il tempio di Dio è l’insieme dei battezzati, che pongono il fondamento del vivere e del senso del vivere in Gesù Cristo.
E il terzo passaggio focalizzato dal testo di Giovanni: “I veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e Verità” (Gv 3,23).Ciò significa che il nuovo tempio di Dio, cioè il Popolo della Nuova Alleanza, che ha come fondamento Gesù Cristo è finalizzato nel suo insieme all’adorazione al Padre nello Spirito di Cristo Verità che consente ad ogni credente in Cristo di vivere nel grembo dell’amore trinitario e di rivolgersi a Dio, come Padre, grazie al suo inserimento in Cristo e al dono di Amore che è lo Spirito.
Al riguardo, nelle tre letture proclamate in questa solennità liturgica vi sono tre passaggi significativi che ci conducono al cuore della questione.
Nel breve tratto della prima lettura, il profeta Isaia, facendosi voce di Dio, così si è espresso: “La mia casa si chiamerà casa di preghiera per tutti popoli” (Is 56,7). Si tratta del terzo Isaia che aveva accompagnato gli esiliati nel ritorno in patria dove il tempio di Gerusalemme, precedentemente distrutto e saccheggiato, era stato ristrutturato splendidamente. Tempio di pietre ornate di materiale prezioso, capace di accogliere i fedeli di religione ebraica, ma, nella visione profetica di Isaia, anche i popoli pagani, alludendo con ciò ad un tempio non più di natura materiale, come luogo fisico di preghiera, ma spirituale, come precisa l’apostolo Paolo nella lettera ai Corinti: “Siamo collaboratori di Dio e voi siete il campo di Dio, edificio di Dio … nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo … Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? … santo è il tempio di Dio che siete voi” (1 Cor 3, 9-
E il terzo passaggio focalizzato dal testo di Giovanni: “I veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e Verità” (Gv 3,23).Ciò significa che il nuovo tempio di Dio, cioè il Popolo della Nuova Alleanza, che ha come fondamento Gesù Cristo è finalizzato nel suo insieme all’adorazione al Padre nello Spirito di Cristo Verità che consente ad ogni credente in Cristo di vivere nel grembo dell’amore trinitario e di rivolgersi a Dio, come Padre, grazie al suo inserimento in Cristo e al dono di Amore che è lo Spirito.
I testi biblici illuminano
il senso della funzione ecclesiale della Cattedrale
Riconsideriamo i testi biblici di questa liturgia in riferimento all’anniversario della dedicazione della nostra Cattedrale avvenuta, come è noto, il 13 settembre del 1187 per il ministero di papa Urbano terzo, eletto Papa a Verona dopo la morte di papa Lucio III. La nostra è davvero una splendida Cattedrale, ritornata a singolare splendore dopo il laborioso recente restauro. È opera d’arte. Uno scrigno d’arte. Cresciuto progressivamente con il passare dei secoli, con interventi di adattamento corrispondenti all’evoluzione dei tempi e della sensibilità artistica, intarsiando tra loro vari stili.
Fino a consegnarsi a noi come tesoro prezioso e spazioso. Oggi visitato da ondate di turisti, incuriositi e affascinati dalla sua bellezza. Vorremmo tanto che fosse frequentato assiduamente da molti credenti, più numerosi dei turisti visitatori. Certo, non ci passa per la mente che la Cattedrale, come altre basiliche e chiese della città, non siano anche luogo di visita turistica, per la loro ricchezza d’arte, patrimonio dell’umanità.
1) L'interno della chiesa. 2) Il cinquecentesco tornacoro opera di Michele Sanmicheli. 3) affreschi del catino absidale realizzati da Francesco Torbido
Ma, secondo passaggio, ci ricordiamo che la Cattedrale è stata edificata dalla fede del Popolo cristiano perché sia primariamente luogo di culto a Dio che purifica e nutre il Popolo di Dio, il quale, precisiamo, ha nella Cattedrale la sua chiesa madre, di cui ogni altra chiesa è una succursale. Tant’è vero che almeno fino all’ottavo secolo di fatto la Cattedrale era l’unica chiesa della comunità cristiana. Autarchie parrocchiali non sono mai giustificate. Le stesse Unità Pastorali che stiamo avviando, hanno nella Cattedrale il loro epicentro. Ed è auspicabile che almeno a livello di significative rappresentanze le varie erigende Unità Pastorali, a raggruppamenti di una certa consistenza, trovino qualche occasione per ritrovarsi a celebrare l’Eucaristia presieduta dal Vescovo, magari all’inizio dell’Anno Pastorale.
Vorremmo che la nostra Cattedrale, le cui fondamenta risalgono nei secoli, almeno fino all’epoca dei Longobardi, fosse assiduamente frequentata in quanto icona artistica di una realtà immensamente più bella: il popolo di Dio, nato popolo di Dio nel Battesimo, confermato e rafforzato nella Cresima (questa sera abbiamo la gioia di conferire la Cresima a sette adulti!), e nutrito con la Parola e l’Eucaristia. Di conseguenza, nel frequentare la Cattedrale viene spontaneo riprendere coscienza del proprio essere Popolo di Dio, cioè Chiesa, Corpo di Cristo, Sposa di Cristo, tempio dello Spirito di cui Cristo è il fondamento. Questo è un aspetto fondamentale del patrimonio della nostra fede cristiana: l’inscindibile unione tra Cristo e la sua Chiesa. Scegliendo Cristo si sceglie la Chiesa, così come è, nella sua dimensione spirituale trinitaria e nella sua dimensione umana e istituzionale; scartando e rifiutando la Chiesa si scarta e si rifiuta Cristo. Cristo infatti è sempre il Cristo totale: Lui e la sua Chiesa nata dal suo mistero pasquale. Sgorgata dal suo fianco squarciato e, in un certo senso e sotto il profilo del mistero della salvezza, deposta nel grembo spirituale di Maria: “Ecco tua Madre!”, che nel dono dello Spirito la fa crescere da madre come nel suo grembo fisico ha fatto nascere e crescere il Figlio, Capo della Chiesa, perché principio della Chiesa.
Terzo passaggio che ci fa scendere nelle profondità del mistero della Cattedrale: qui si viene principalmente per adorare Dio in Spirito e Verità. Dunque, anzitutto per riconoscere Dio come l’Assoluto di Essere, di Amore, di Misericordia, di Redenzione. Lo riconosciamo autore del nostro essere e Senso ultimo del nostro esistere. In una cultura che ha esiliato Dio nell’insignificanza, con il rischio reale che anche credenti battezzati se ne lascino inquinare. Riconoscere oggi Dio come l’Assoluto, in una cultura occidentale europea che lo estranea dalle decisioni legislative, molte delle quali disumanizzanti, è un atto sapienziale. E annunciarlo come la più bella notizia è un atto di amore all’umanità.
Le stesse Celebrazioni, spesso Concelebrazioni come quella di questa sera, specialmente se compiute in Cattedrale, presiedute dal Vescovo circondato dai Presbiteri e dai Diaconi, come precisa il Vaticano II, a cui tutte le altre sono interconnesse, sono finalizzate a questo obiettivo: far rigonfiare di grazie divine eucaristiche gli alvei dei bisogni primari ed essenziali dell’uomo, prosciugati e insecchiti dall’iniquo agire dell’uomo e degli orientamenti culturali dominanti. Senza la sovrabbondante acqua della grazia di Dio, in Cristo Gesù, si inaridisce il senso stesso dell’umano che solo in Dio ha la sua sorgiva. Di conseguenza, la frequentazione alla Messa domenicale e festiva non va considerata un optional governato dagli umori della psiche. È una necessità vitale spirituale e un bisogno del cuore per vivere il senso della fede cristiana oggi, con tutte le sue feconde ricadute sul sociale. Anzi, è un eccellente modo concreto con cui si attesta un vero amore all’umanità radicalmente bisognosa dell’aiuto di Dio per creare una società civile, la società dell’amore, per evocare Paolo VI ad un mese dalla sua canonizzazione.
Ecco il trittico suggerito dalla liturgia della Parola. Due immagini ai lati: da una parte la Cattedrale nella sua dimensione di edificio materiale artistico; dall’altra la sua evocazione iconografica del Popolo di Dio che la frequenta; e, al centro, l’Assoluto di Dio, che il Popolo di Dio e in esso il singolo battezzato, è chiamato ad adorare in Spirito e Verità, cioè per mezzo di Cristo Verità nel dono del suo Spirito. E sicuramente, la forma più significativa di tale adorazione al Padre nello Spirito della Verità è la celebrazione dell’Eucaristia. Quella stessa che questa sera stiamo celebrando, per la Diocesi intera, nella solennità della dedicazione della nostra Cattedrale.