Cattedra di San Pietro - Parrocchia Santi Filippo e Giacomo di Parona

Parrocchia Santi Filippo e Giacomo Parona - VR -
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Cattedra di San Pietro


Lettura:
1Pt 5,1-4  Lectio

Salmo Responsoriale:
 dal Salmo 22

Canto al Vangelo: Mt 16,18

Vangelo
: Mt 16,13-19     Lectio
La festa della Cattedra di Pietro, già presente nella Chiesa fin dal III secolo, e fissata definitivamente al 22 febbraio da Papa Giovanni XXIII, ricorda l’autorità che Gesù ha affidato a Simone, il pescatore di Galilea, di accompagnare e custodire, quale suo vicario, il popolo di Dio verso la Salvezza.
Ancora una volta Roma, nella stupenda basilica di San Pietro, ha il privilegio di custodire una storia straordinaria che ha fatto sì che fosse proprio il Mons Vaticanus la sede definitiva del pontefice romano. È qui, infatti, nell’allora Circo di Nerone, che nell’anno 64 d. C. Pietro confessò la sua fede nel Maestro fino alla morte di Croce.

Ancora oggi, da questo stesso luogo, il Papa, suo successore, continua la missione di pascere il gregge in forza dell’autorità conferitagli da Cristo: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli» (Mt 16,18-19).
Questo speciale mandato petrino è sublimemente riassunto da Gian Lorenzo Bernini nella magnifica Cattedra di San Pietro realizzata nell’abside della basilica vaticana nel 1666 e commissionata da Papa Alessandro VII. L’opera bronzea era destinata a contenere la cattedra lignea di Pietro della quale però, solo parte, rimonta effettivamente ai tempi dell’apostolo. La cattedra berniniana in bronzo dorato, alta 7 metri, e sormontata da due putti con in mano le insegne papali, racchiude in sé tutta l’importanza del primato dell’apostolo, come successore di Cristo e guida della Chiesa pellegrina sulla terra. Pertanto, il grande bassorilievo dorato realizzato sullo schienale della cattedra da Giovanni Paolo Schor su disegni del Bernini, vede la scena del Pasce oves meas, Pasci le mie pecorelle, e ai lati del sedile quelle della Lavanda dei piedi e della Consegna delle chiavi.

Tutto ruota intorno alla speciale missione di Pietro il quale però, nella missione di confermare i fratelli nella fede, è sostenuto dai vescovi in comunione con lui. Infatti, anche se qui la cattedra si slancia verso l’alto, rimane tuttavia unita a quattro statue di bronzo che rappresentano i padri della Chiesa d’Oriente, Sant’Atanasio e San Giovanni Crisostomo e quelli della Chiesa d’Occidente, Sant’Ambrogio e Sant’Agostino. Essi difesero con amore appassionato le verità di fede dalle eresie e costantemente i loro scritti ed omelie sono di chiara guida e riferimento per custodire intatto il deposito della fede.

È questa una cattedra tuttavia, che la sapienza artistica del Bernini pone in ascesa verso una dorata gloria sovrastante dove, circondato da angeli, nuvole e raggi, si staglia la vetrata con lo Spirito Santo dalla quale entra la luce che accende tutta l’opera. Questo protendimento della cattedra verso lo Spirito Santo che la sormonta, è una parafrasi della Chiesa in cammino verso il Regno dei Cieli sotto la guida e l’ispirazione del Paraclito. È un movimento di ascesa della Chiesa che, di continuo chiede l’assistenza e la guida dello Spirito Santo, e di discesa di esso per guidarla e condurla. È in questo incontro tra la povertà umana, come fu quella di Pietro, e la potenza di Dio che si compie ogni giorno la missione della Chiesa di condurre il gregge nell’ovile santo del Cielo.
Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno dei cieli.
 
 La liturgia di oggi è illuminata dal pensiero della paternità di Dio. Gesù stesso afferma che Pietro ha parlato per ispirazione del Padre, riconoscendo in lui il Messia, il Figlio di Dio: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli". È dal Padre che viene ogni cosa buona, e in particolare è dal Padre che viene la vita soprannaturale, il cui inizio e fondamento è la fede in Gesù.
 
E anche Gesù è docile al Padre. Non sceglie di sua iniziativa il primo fra gli Apostoli, ma aspetta che il Padre manifesti la sua scelta e soltanto dopo, quando il riconoscimento di Pietro indica la scelta del Padre, dice a Simone, a Pietro: "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa". C'è dunque un riconoscimento reciproco, basato sull'iniziativa del Padre. Simone riconosce in Gesù il Figlio di Dio, Gesù riconosce in Simone la pietra fondamentale della sua Chiesa.
Anche nella sua bellissima lettera Pietro rivela la sua docilità all'ispirazione del Padre e la sua riconoscenza verso di lui.
 
Nei primissimi versetti parla della prescienza del Padre: tutto si compie per iniziativa di Dio, che sceglie i suoi eletti "mediante la santificazione dello Spirito per obbedire a Gesù Cristo".
E subito dopo erompe in una acclamazione: "Sia benedetto Dio e Padre", per i benefici che già ci ha elargito e per quelli che ci ha preparati: "Sia benedetto Dio e Padre del Signore Gesù Cristo: nella sua grande misericordia egli ci ha rigenerati". Dio si è di nuovo manifestato Padre per noi; già ci aveva dato la vita, ora ci ha nuovamente generati, "mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti". Il Padre si è di nuovo rivelato tale donandoci una vita al di là della morte, una vita, dunque, eterna.
 
Questa generosità che il Padre ci ha dimostrato nel passato è evidentemente promessa di una altrettanto grande generosità per il futuro. Infatti Pietro continua: "Ci ha rigenerati per una speranza viva". Già possediamo la vita eterna, ma in germe, un germe colmo di speranza, teso verso il perfetto compimento. Pietro non ha parole abbastanza belle per descrivere quello che Dio ci darà: "Una eredità che non si corrompe, non si macchia, non marcisce, conservata nei cieli...".
 
È una prospettiva estremamente positiva. Pietro vede la grande bontà di Dio nel passato, vede la grande bontà di Dio per il futuro.
 
E fra questi due spazi immensi di gioia c'è un piccolo momento di prova: "Perciò siete ricolmi di gioia anche se ora dovete essere per un po' di tempo afflitti da varie prove".
Realmente tutte le difficoltà, le contrarietà, le tribolazioni della vita, che spesso occupano tutto il nostro orizzonte soffocandoci, Pietro le vede come qualcosa quasi trascurabile, un breve momento di afflizione fra due manifestazioni indescrivibili della bontà e generosità divine.
E anche queste prove sono lette in maniera molto positiva: sono necessarie per purificare la nostra fede, come l'oro si purifica nel fuoco.
 
É molto consolante per noi questa visione della vita cristiana, la vita che noi viviamo giorno per giorno e che san Pietro ci presenta con tanto entusiasmo.
 
Chiediamo a lui che ci aiuti ad essere docili al Padre e pieni di fiducia nel suo amore.
 
 
 
 
Fonte – La Chiesa.it -

La Chiesa di Cristo s’innalza sulla salda fede di Pietro
 
Dai «Discorsi» di san Leone Magno, papa.
 

Tra tutti gli nomini, solo Pietro viene scelto per essere il primo a chiamare tutte le genti alla salvezza e per essere il capo di tutti gli apostoli e di tutti i Padri della Chiesa. Nel popolo di Dio sono molti i sacerdoti e i pastori, ma la vera guida di tutti è Pietro, sotto la scorta suprema di Cristo. Carissimi, Dio si è degnato di rendere quest’uomo partecipe del suo potere in misura grande mirabile. E se ha voluto che anche gli altri principi della Chiesa avessero qualche cosa in comune con lui, è sempre per mezzo di lui che trasmette quanto agli altri non ha negato.
 
A tutti gli apostoli il Signore domanda che cosa gli uomini pensino di lui e tutti danno la stessa risposta, fino a che essa continua a essere l’espressione ambigua della comune ignoranza umana. Ma quando gli apostoli sono interpellati sulla loro opinione personale, allora il primo a professare la fede nel Signore è colui che è primo anche nella dignità apostolica.
  
Egli dice: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» e Gesù gli risponde «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli» (Mt 16,16-17). Ciò significa: tu sei beato perché il Padre mio ti ha ammaestrato, e non ti sei lasciato ingannare da opinioni umane, ma sei stato istruito da un’ispirazione celeste. La mia identità non te l’ha rivelata la carne e il sangue, ma colui del quale io sono il Figlio unigenito. Gesù continua: «E io ti dico»: cioè come il Padre mio ti ha rivelato la mia divinità, così io ti manifesto la tua dignità. «Tu sei Pietro». Ciò significa che se io sono la pietra inviolabile, «la pietra angolare che ha fatto dei due un popolo solo» (Ef 2,20. 14), il fondamento che nessuno può sostituire, anche tu sei pietra, perché la mia forza ti rende saldo. Così la mia prerogativa personale è comunicata anche a te per partecipazione. «E su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa» (Mt 16, 18). Cioè, su questa solida base voglio costruire il mio tempio eterno. La mia Chiesa, destinata a innalzarsi fino al cielo, dovrà poggiare sulla solidità di questa fede.
 
Le porte degli inferi non possono impedire questa professione di fede, che sfugge anche ai legami della morte. Essa infatti è parola di vita, che solleva al cielo chi la proferisce e sprofonda nell’inferno chi la nega. E per questo che a san Pietro vien detto: «A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli» (Mt 16, 19). Certo, il diritto di esercitare questo potere è stato trasmesso anche agli altri apostoli, questo decreto costitutivo è passato a tutti i principi della Chiesa. Ma non senza ragione è stato consegnato a uno solo ciò che doveva essere comunicato a tutti. Questo potere infatti è affidato personalmente a Pietro, perché la dignità di Pietro supera quella di tutti i capi della Chiesa.
 
 
Fonte  - Maràn athà  Vieni, Signore Gesù! -
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